I servizi di tracking su 50 dei siti web più visitati al mondo sono considerevolmente aumentati a partire dal 2010, a causa principalmente della crescita delle aste online di pubblicità. Questa la realtà dei fatti secondo quanto riporta un nuovo studio condotto da Krux Digital Inc., società specializzata nella gestione dei dati aziendali.
In media, la visita a una pagina web attiva circa 56 istanze differenti di raccolta dati, contro le 10 che si abilitavano soltanto nel novembre 2010, quando Krux Digital aveva iniziato le sue ricerche in tal senso. I risultati dello studio protagonisti di questa notizia si riferiscono ad analisi effettuate invece lo scorso dicembre. Quanto emerso è l’ulteriore testimonianza della crescita del business della pubblicità online, che oggi alimenta un giro di affari pari a circa 31 miliardi di dollari.
I timori per la privacy non rallentano quindi un processo che ormai sembra inarrestabile: in particolare sono le aste online, in cui gli inserzionisti possono aggiudicarsi i dati circa la navigazione web degli utenti, ad avere un successo particolare tanto da guidare questo segmento di mercato con il 40% dello share. Non appena un consumatore visita una pagina web, si attiva infatti un meccanismo automatico che organizza l’asta secondo vari algoritmi informatici, e in base ad attributi come il tipo di pagina web visitata o le precedenti sessioni di navigazione da parte dell’utente.
Krux ha scoperto che più di 300 aziende hanno raccolto dati relativi ai consumatori, un numero quasi raddoppiato dalle 167 del 2010. La privacy in futuro andrà misurata in relazione alla reale capacità di rendere anonimi i dati tracciati, qualcosa che ad oggi è ancora tutto da dimostrare.