Microsoft ed Unione Europea sono destinati a ritrovarsi nuovamente contrapposti: uno contro l’altro, a discutere di antitrust. L’invito giunge da Opera Software, gruppo che contesta al gruppo di Redmond un uso illegale della propria posizione di vantaggio sul mercato: l’azione legale ha preso ufficialmente il via con una contestazione ufficiale già confermata dalla stessa Microsoft.
Così da Redmond viene notificata l’azione delle istituzioni europee: «Ieri Microsoft ha ricevuto una obiezione dalla Direzione Generale per la Competizione della Commissione Europea. L’obiezione indica che, secondo l’indagine preliminare, l’inclusione di Internet Explorer in Windows fin dal 1996 avrebbe violato le norme antitrust europee. Stando all’obiezione, altri browser sono stati esclusi dalla competizione perchè Windows includeva Internet Explorer». Microsoft ora spiega di voler rispondere alle contestazioni entro due mesi: verrà presumibilmente chiesta un’audizione ufficiale, dopo la quale la Commissione potrà assumere le proprie decisioni.
Trattasi di un caso particolare perchè, in certa misura, già affrontato: Microsoft ha già fatto sapere nel tempo come l’inclusione di Explorer in Windows fosse dettata da necessità strutturali del sistema operativo (il cui cordone ombelicale non reciso con IE ha determinato in passato anche numerosi problemi di sicurezza). La risposta andrà dunque ripetuta dopo che negli anni passati il gruppo era già stato al centro dell’attenzione per una accusa del tutto similare formulata negli States. Il caso ha inoltre diverse analogie con la precedente controversia che ha già visto le due parti su fronti opposti: a Microsoft era contestata l’inclusione di Windows Media Player all’interno del sistema operativo dominante e l’UE è riuscita ad infliggere una storica maxi-multa imponendo peraltro la distribuzione di una versione di Windows priva del player contestato. Nel caso specifico l’azione legale era stata promossa da una originaria segnalazione firmata RealNetworks.
Ad oggi il gruppo non intende anticipare alcunché circa le proprie intenzioni future: tramite l’apposito blog, “Microsoft on the issues”, il gruppo fa sapere di voler semplicemente informare gli utenti sullo stato di avanzamento del caso, senza elargire ulteriori dettagli né sulla denuncia, né sulla possibile linea di difesa che verrà perseguita. Un solo intento è esplicitato formalmente: quello di collaborare con le istituzioni europee per assicurare una massima aderenza ai dettami della Commissione UE. Rimane sul vago per ora anche Jon von Tetzchner: il CEO Opera Software spiega di aver apprezzato l’operato della Commissione, ma di non essere a conoscenza sui dettagli della notifica (e in particolare non viene prodotta alcuna informazione accessoria circa la possibilità di una investigazione volta ad approfondire gli effetti di una illecita posizione dominante del browser nei confronti degli standard aperti del web).
Sebbene al momento non sussista alcuna indicazione sul possibile andamento del caso, Bloomberg traccia un limite: al massimo l’UE potrebbe multare il gruppo di una quota pari al 10% del fatturato (dunque 6 miliardi di dollari sui 60 certificati). La denuncia iniziale è giunta nel 2007, con Opera pronta a sbandierare le proprie difficoltà presso gli uffici antitrust del vecchio continente. Il destino vuole però che ormai da anni il browser stia perdendo importanti quote di mercato, soprattutto in Europa: dove la giurisdizione della Commissione Europea deve giudicare il browser, infatti, Mozilla Firefox ha superato il 30% del mercato portando IE a quote di poco inferiori al 60%.