L’amore tra l’Italia ed il Web non intende sbocciare. Le cause sono note da tempo, i rimedi sono ipotizzati da anni, le soluzioni sono lungi a venire. Ma le conseguenze sono immediate. Gli ultimi dati Eurostat (pdf) dipingono per il nostro paese un quadro avvilente, con numeri che non solo ci posizionano nelle retrovie sotto ogni singolo punto di vista, ma delineano anche un trend di crescita zero che deve (o quantomeno dovrebbe) destare forti preoccupazioni.
L’Italia, innanzitutto, è tra gli ultimi paesi della zona europea in quanto a percentuale di penetrazione di Internet nelle case. Nel “giardino d’Europa”, infatti, appena 4 famiglie su 10 accedono al Web per qualsivoglia utilizzo, infilando l’Italia tra Grecia e Cipro nella speciale classifica che vede l’Olanda svettare su tutti. Il nord Europa dimostra grande feeling con la rete: in Olanda la penetrazione è dell’86% (più che doppia rispetto all’Italia), Svezia e Norvegia viaggiano sull’84% e la Danimarca insegue con l’82%. Regno Unito al 71%, Germania al 75%, Francia al 62%, quindi a seguire tutta l’area ex-sovietica. Nelle retrovie l’Italia si affianca a Romania e Bulgaria.
I numeri sono una sentenza: l’Olanda, che nel 2006 già godeva di una penetrazione dell’80%, ha saputo accelerare ulteriormente accumulando ulteriori 6 punti in 3 anni; l’Italia, viceversa, partendo da una situazione nel quale non dovrebbe essere complesso compiere rapidi passi in avanti, negli ultimi tre anni è riuscita addirittura a fare anche un passo indietro, passando dal 40% al 43%, per poi ridiscendere all’attuale 42% (il trend in discesa è peraltro assolutamente unico tra tutti i paesi dell’EU27). Soltanto i dati sul broadband sembrano delineare una forte crescita (fermando comunque i numeri ben al di sotto della media europea), ma su questo dato da sempre v’è difformità di giudizio per la natura dei parametri e dei valori utilizzati relativamente alle stime sulla banda larga.
Anche i dati che descrivono il motivo che porta online gli utenti è significativo: in Italia risultano particolarmente deboli l’ecommerce e l’informazione, mentre qualche maggior motivo di soddisfazione potrebbe arrivare per i siti sul turismo e dediti alla prenotazione di viaggi e hotel. L’ecommerce formula la peggiore delle performance, con appena il 7% degli italiani predisposti all’acquisto online contro una percentuale media europea del 25%. Il quadro generale è comunque desolante per l’intera gamma delle casistiche prese in esame da Eurostat, con l’Italia in coda ed incapace di macinare risultati significativi nonostante da tempo ormai si conosca il pesante quadro generale del comparto.
Alcune ricerche hanno dimostrato in passato come la diffusione della banda larga e la crescita del PIL siano in qualche modo ricollegati, con la rete che si fa “acceleratore” in grado di creare nuove opportunità: in Italia anche questo treno è stato perso da tempo e gli organismi politici, alle prese con commissioni di vigilanza e sconti sull’IVA, sembrano ignorare del tutto il problema. Il che è probabilmente motivo per la peggiore delle preoccupazioni.