Il professore Marco Leo ha presentato alla Social Media Week di Roma il tema dell’Internet Of Things , che negli ultimi anni si è prepotentemente imposto nella quotidianità e che promette di essere la vera scommessa dei prossimi anni.
Si immagini di avere ogni elettrodomestico, ogni auto, smartphone o tablet sempre connessi tra di loro in modo tale da comportarsi come un unico ente pensante. Già oggi iniziano ad essere commercializzati frigoriferi che avvertono quando sta per finire un prodotto, la macchina del caffè che sa a che ora ci si sveglia e che fa trovare il caffè caldo nel momento giusto.
A breve inizieranno ad essere commercializzate le auto che non avranno più bisogno di un guidatore e che eviteranno gli incidenti grazie ai sensori presenti a bordo, dialogando con il sistema viario circostante per costruire un sistema che sullo scambio di informazioni costruisce un incredibile valore aggiunto.
Questo tipo di tecnologia troverà impiego anche in ambito sanitario, facilitando il monitoraggio dei pazienti e fornendo la possibilità di un intervento immediato in caso di necessità. Alcuni studi prevedono che nel 2020 gli oggetti interconnessi saranno 26 miliardi, con forti conseguenze in ogni ambito coinvolto (e la sola definizione di “Internet of Everything” lascia ben intendere quanto ampio e capillare possa essere l’ingerenza IoT nella vita di tutti i giorni).
Non è tutto oro quel che è IoT
Esistono però due problematiche fondamentali: la sicurezza e la frammentazione nello sviluppo. Per quanto riguarda la prima, bisognerà fare molta attenzione: i dati dovranno essere trasmessi e immagazzinati rispettando i massimi criteri di sicurezza e probabilmente sarà necessario inventarne di nuovi. Infatti, chiunque entrasse in possesso di dati sensibili o riuscisse a prendere il controllo di uno di questi dispositivi, potrebbe causare gravi danni alle singole persone o alla comunità.
Il secondo è un problema che rischia di rallentare molto il ritmo di questo tipo di tecnologia: il concetto alla base è che tutti gli oggetti possano dialogare tra di loro ma, se le case produttrici non si accorderanno su uno standard comune, bisognerà fare un ulteriore sforzo per renderli compatibili l’uno con l’altro.
Una questione che è invece sempre frequente nel nostro Paese, è la scarsa propensione nel finanziare le startup che si occupano della ricerca e dello sviluppo di questi oggetti. Il mercato rimane quindi controllato dai grandi marchi dell’elettronica, con il conseguente vincolo del prezzo e della compatibilità sopra citata. La pubblica amministrazione italiana sta iniziando ad investire in questo mondo, sfruttando gli open data per migliorare i servizi e l’informazione relativa ad essi: la cosa è vera soprattutto nell’ambito della mobilità, ove compito delle istituzioni è creare piattaforme aperte sulle quali imprese private possano investire e costruire mercato.
Al contrario, negli Stati Uniti si stanno facendo grandi investimenti sia nelle aziende che nelle università per cercare di sviluppare nuove idee e prodotti. Il clima è insomma più favorevole oltreoceano, ove si è capito prima e meglio il potenziale dirompente dell’IoT in tutti gli ambiti con i quali andrà ad imbattere.
Questo tipo di oggetti avrà anche un grande impatto sui costi e sui consumi, principalmente in termini di corrente elettrica e nell’ottica delle potenziali strategie di risparmio implementabili. Sarà possibile comandare a distanza gli elettrodomestici della nostra casa, le lampadine, le prese e persino l’intero impianto di irrigazione, con una chiara diminuzione dei consumi in virtù delle possibilità di ottimizzazione ottenibili.
Le Smart Home, disseminate di sensori e di elettrodomestici intelligenti iniziano ad essere una realtà. Prima che il tutto esploda definitivamente tra le masse, occorre però porre i giusti interrogativi per arrivare a definire standard e verifiche tali da garantire una crescita corretta, sostenibile ed intelligente. Se gli investimenti non saranno coordinati, infatti, il rischio è di diluire in troppi flussi il poco denaro disponibile: le strategie sul mondo IoT devono partire fin da ora, prima ancora che l’IoT diventi realtà di massa, affinché gli obiettivi di crescita possano essere raggiunti senza intoppi futili e dannosi.
In collaborazione con Jacopo Pontone, Tweaknology