Si è concluso il Convegno “Internet Service Provider Italiani – Una risorsa ed una opportunità per il Paese” organizzato dall’AIIP, l’Associazione Italiana Internet Provider. Al Tempio di Adriano a Roma si sono concentrati piccoli e medi Internet Provider italiani, le autorità garanti, le istituzioni e personaggi del mondo della politica per confrontarsi ancora su tematiche di rilevanza nazionale e internazionale che riguardano il mercato delle telecomunicazioni: il copyright, la net neutrality, il mercato italiano.
Il programma del convegno (PDF) prometteva bene e il presidente Renato Brunetti ne è rimasto soddisfatto:
L’AIIP con questo convegno ha voluto ribadire la propria presenza e il forte interesse riguardo agli avvenimenti politici ed economici che vanno ad interessare il settore delle telecomunicazioni.
Per l’occasione è stato presentato uno studio sul mercato dei piccoli e medi operatori (se ne parla troppo poco, invece sono il made in Italy della Rete fin dagli albori) che ha preso in esame 377 operatori di cui 18 grandi, 30 medie, 83 piccole e 246 micro presenti su tutto il territorio nazionale. La ricerca ha evidenziato come sia erronea la visione del settore come composto di sole big company, anzi: il mercato cresce insieme alle piccole imprese, che tuttavia rischiano di essere schiacciate da una mancata sensibilità sulle regole della competizione.
Tra le voci più apprezzate proprio su questo argomento c’è sicuramente quella di Franco Bassanini, che ha messo in riga alcune priorità dell’agenda digitale italiana chiarendo l’attuale situazione e le possibili strategie. E dichiarando, tra l’altro, di essere favorevole al modello che vede la Presidenza del Consiglio a capo della cabina di regia:
Dal Rapporto Caio sulla Rete è evidente che l’Italia rispetto agli obiettivi dell’Agenda digitale è in un ritardo e rischia di aggravarsi diventando la vera palla al piede per la competitività del paese. Le infrastrutture in fibra ottica rappresentano un passaggio fondamentale per garantire Internet ultraveloce soprattutto nelle zone che registrano un traffico dati importanti.
Il governo deve necessariamente intervenire creando una domanda più estesa a partire dalla P.a. per incentivare il mercato delle TLC. Dovrebbe destinare parte dei fondi EU al sostegno della domanda pubblica della banda larga e favorire l’impegno degli operatori alla realizzazione delle infrastrutture. Il Decreto Scavi che regola le tecniche sulle operazioni di scavo e ripristino per la posa di infrastrutture digitali può sicuramente essere di supporto per migliorare gli investimenti e ridurre i costi.
Serve poi una rivoluzione didattica nelle scuole in senso digitale.
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— NewsCast (@NewsCast_agency) April 2, 2014
Lo spunto di Quintarelli
Se il riassunto di Bassanini si è meritato il plauso anche di un membro della cabina di Caio, Luca De Biase, hanno destato senz’altro curiosità le parole di Stefano Quintarelli, che ha illustrato un modello di identità digitale:
È notizia di oggi che il ministro Lupi vuole equiparare le infrastrutture immateriali con quelle materiali. Si è fatto molto per digitalizzare la Pubblica Amministrazione, ma si deve anche aiutare il cittadino ad accedere e ad usufruire di tutti i servizi digitali. La proposta che si vuole fare per l’identità digitale è quella di creare un unico set di credenziali, simile ad un documento digitale che possa essere utilizzato in qualsiasi momento e in qualsiasi posto, quindi anche attraverso tablet e smartphone, che possa garantire l’accesso a tutti i servizi della PA. Questa proposta si chiamata SPDI – Sistema Pubblico di Identità.
Il regolamento Agcom
Poteva mancare il regolamento Agcom ad un convegno dell’associazione degli Internet Provider? Ovviamente no, dato che sono tra gli attori più sollecitati dal sistema di notice and take down. Al convegno è intervenuto Antonio Preto, commissario di Agcom per le infrastrutture e le reti che ha espresso il punto di vista dell’authority, rassicurando sull’efficacia:
L’Agcom garantirà un intervento efficace in modo particolare per le produzioni massive di materiale illegale con interventi mirati e selettivi garantendo il diritto a tutti. In America Google già da tempo utilizza questo sistema di controllo con risultati davvero notevoli ed ora anche in Italia sarà possibile intraprendere questo tipo di procedura sperando di eguagliare i risultati americani.