«I Governi non devono entrare nel controllo di Internet che, invece, deve essere lasciato ai privati»: il comunicato redatto dal Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie non lascia adito ad interpretazioni ed esprime la posizione del Governo italiano in prospettiva del Vertice Mondiale dell’ONU sulla Società dell’Informazione (WSIS – World Summit on the Information Society) che si terrà a Tunisi il prossimo Novembre.
La posizione espressa nel comunicato è quella concordata tra i partecipanti ad una riunione preventiva che ha visto la partecipazione di nomi quali Palmieri e Cortiana, nonchè associazioni quali l’ANCI (Associazione Nazionale Piccoli Comuni), Federcomin e CNR.
Così Stanca ha meglio precisato le conclusioni a cui è giunta la rappresentanza italiana: «Nella governace di Internet dobbiamo lasciare spazio all’iniziativa privata; i Governi non debbono controllare internet, perché il Web è un grandissimo spazio di libertà e di democrazia. Si deve invece aumentare la legittimizzazione internazionale degli organismi che gestiscono internet e consentire ai Governi di intervenire solo quando è opportuno non per controllare e gestire […] ma in presenza di problemi di natura politica che toccano l’interesse pubblico».
Stanca, plaudendo ad un accordo multilaterale che ha travalicato nel nostro paese ogni divisione partitica, si è detto ottimista circa l’incontro di Tunisi: l’Europa sta omologando le posizioni dei vari stati e potrà così presentare un documento unico in grado di chiedere regole precise circa la gestione di Internet (in alcuni paesi ancora visto «come un nemico»).
L’Italia entrerà nel merito degli interventi chiedendo precise facoltà e vincoli per i governi:
- l’intervento statale dovrà giungere solo e solo se l’autoregolamentazione oggi in atto dovesse dimostrarsi inefficace;
- i governi dovranno adottare misure particolari solo in riferimento ai fenomeni insorti dall’eventuale cattivo uso della rete;
- le istituzioni statali dovranno «facilitare lo sviluppo del mercato e aiutare lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione nei Paesi in Via di Sviluppo».