Fra le varie critiche sollevate a iPad 2, quasi tutte concentrate sulle mancanze hardware rispetto alle proposte dei competitor, alcune hanno davvero del fenomenale. Pare, infatti, che la tavoletta di Apple sia ora il primo responsabile dei problemi del mercato del lavoro a stelle e strisce, un vero demonio per l’occupazione americana. A dichiararlo è Jesse Jackson Jr, un rappresentante della compagine repubblicana.
Mentre in Italia iPad è indirettamente accusato di rallentare i lavori del Parlamento, dato che senatori e deputati pare si divertano durante le sedute con “Rocket Bird” e le escort virtuali, secondo il politico americano il tablet starebbe letteralmente uccidendo l’economia. Con un sofferto discorso televisivo, Jackson ha infatti affermato che il device di Cupertino porterà alla chiusura di librerie ed edicole, al fallimento dell’industria dei testi scolastici e, non ultimo, all’emersione dell’economia cinese a discapito di quella americana. E individua un responsabile ben preciso per questo disegno diabolico: Steve Jobs.
È sicuramente lecito ribadire come iPad stia profondamente modificando la fruizione dei contenuti, spostando l’attenzione dalla carta stampata al digitale. Ma è decisamente più improbabile che lo stesso porti al fallimento dell’industria dei libri, considerando come la carta continui ad avere un irresistibile fascino e, non ultimo, come l’abbandono di un materiale non limita di certo le potenzialità degli editori. Più che un fattore limitante per l’economia, iPad appare come manna dal cielo per l’intera industria dell’informazione stampata, inizialmente penalizzata dall’avanzare di Internet.
Più fondate, forse, le paure sull’invasione economica della Cina, perché il prodotto più acquistato in USA nelle ultime settimane è proprio prodotto in Asia. Ma senza gli Stati Uniti iPad non avrebbe forse mercato e, ovviamente, l’eventuale egemonia cinese non può basarsi unicamente sulle vendite di un singolo device elettronico. Nel frattempo, però, i conservatori a stelle strisce hanno trovato un nuovo capro espiatorio con cui intrattenere il proprio elettorato.