La nuova generazione degli iPhone 11, in arrivo nei primi giorni di settembre, potrebbe risultare meno costosa rispetto ai predecessori. A quanto pare, nonostante i possibili dazi voluti dall’amministrazione Trump, Apple sarebbe riuscita ad avvalersi di costi di produzione più bassi: è quanto suggerisce un report pubblicato da JP Morgan. È necessario sottolineare, però, come alla riduzione delle spese di produzione non corrisponda sempre un taglio dei listini per i consumatori finali.
Stando a quanto riferito dagli analisti di JP Morgan, per produrre i nuovi iPhone 11 – forse chiamati semplicemente iPhone 11 – Apple potrebbe spendere il 12% in meno rispetto alla precedente generazione degli iPhone XS. Le ragioni sono le più svariate e attengono soprattutto all’implementazione di vantaggiose economie di scala, molte delle quali ereditate proprio dalla produzione dei modelli del 2018.
Ancora, sulla riduzione dei costi influisce un mercato delle memorie RAM più vantaggioso nel 2019 rispetto allo scorso anno, così come l’eliminazione di alcune tecnologie, quali 3D Touch. In linea generale, Apple potrebbe risparmiare tra i 30 e i 50 dollari in costi grezzi per ogni singolo device, quindi senza considerare eventuali spese in marketing, ricerca e sviluppo, packaging e distribuzione.
Così come già accennato, però, non è automatico che questa annata vantaggiosa per Apple si traduca effettivamente in un taglio dei listini proposti agli utenti. Non si può escludere che il gruppo di Cupertino sfrutti il risparmio ottenuto per compensare eventuali dazi voluti dall’amministrazione Trump, che potrebbero comportare una tassa del 10% su tutti gli smartphone targati mela morsicata importati negli Stati Uniti. Molto più probabile, invece, che i nuovi iPhone 11 si assestino sugli stessi prezzi degli iPhone XS dello scorso anno: non dovrebbero esservi aumenti, ma nemmeno tagli di sorta. Non resta quindi che attendere il prossimo 10 settembre, data indicata come la possibile per la presentazione dei nuovi device.