Se le voci che circolano sul Web si rivelassero veritiere, iPhone 5 potrebbe integrare dei sensori Near Field Communication (NFC). Tra le implicazioni vociferate, un sistema di borsello elettronico per pagamenti rapidi e una sorta di “remote computing” portatile.
Niente di nuovo sotto al sole. È da tempo che Apple sperimenta la tecnologia NFC abbinata ai propri smartphone, e i brevetti a riguardo sono oramai piuttosto numerosi.
I campi di applicazione di tale tecnologia sono piuttosto variegati, nel senso che con un po’ di fantasia si può davvero rivoluzionare il mondo della sicurezza personale e dei micropagamenti. L’impiego primario dell’NFC è senza dubbio la creazione di un sistema di eWallet, un portafoglio digitale sempre con noi, da sfoderare alla bisogna per effettuare transazioni e pagamenti sicuri.
Ma l’uso che pare interessare particolarmente Cupertino è quello di un iPhone in grado di portare dentro di sé, opportunamente crittografati, tutti i dati personali dell’utente, i file e le password di accesso ai servizi, così da impiegarli su qualunque Mac compatibile in qualunque luogo del mondo. Una sorta di portachiavi virtuale in grado di seguirci ovunque e in cui è custodita sostanzialmente la nostra cartella home:
Il Mac si autentica con l’iPhone, che contiene parecchie informazione di cui il computer ha bisogno, come ad esempio i preferiti di Safari, le password e altri dati. Il sistema trasforma praticamente qualunque computer Apple nel nostro personale PC, come se lavorassimo su quello di casa. Stesse impostazioni, stesso aspetto, stessi preferiti e stesse preferenze. Sarebbe del tutto invisibile. Il tuo iPhone diventa tutto ciò di cui hai bisogno per liberare il tuo Mac.
Ed ecco cosa accade quando l’utente e il suo iPhone si allontanano dal Mac momentaneamente in uso:
Quando una persona va via col suo iPhone, spezza il collegamento col Mac e ciò ripristina automaticamente le impostazioni originali. Tutte le comunicazioni e le password restano sull’iPhone dell’utente, e non lasciano alcuna traccia sul computer ospite.
L’idea, quindi, è quella di portarsi dietro solo lo stretto necessario, vale a dire le informazioni. Per i file veri e propri (parliamo di una quantità di GB che probabilmente eccede la capienza di qualunque iPhone 5), potrebbe venire incontro il Cloud Computing, anche se su questo punto aleggia ancora la nebbia dell’incertezza.
A differenza di tecnologie come il Bluetooth, l’NFC garantisce maggiore immediatezza (è sufficiente la vicinanza fisica), sicurezza e velocità, dato che in seguito all’autenticazione la comunicazione vera e propria col computer avviene attraverso altri protocolli come WiFi, TransferJet e lo stesso Bluetooth se desiderato. E prima di dire “troppo lontano dalle esigenze dell’utente medio”, occorre fermarsi un attimo e pensare in prospettiva: dopotutto, a Cupertino i tablet somigliano sempre di più ad un computer, mentre i computer somigliano sempre più all’iPad. In quest’ottica, e con un po’ di fantasia, il rumor appare tutt’altro che fantascientifico.