Sarà stata colpa dei numerosi leak che si sono susseguiti nel corso degli ultimi mesi, ma Apple è stata già battuta sul tempo. A due settimane dal possibile lancio di iPhone 5C, sarebbe già disponibile il primo device clone perfettamente funzionante. Si chiama i5C, vede Android come sistema operativo e verrà offerto al pubblico all’invitante prezzo di soli 100 dollari.
In via di produzione per la società Goophone e fra pochi giorni nelle mani degli utenti, il clone di iPhone 5C è perfettamente identico all’originale, almeno dal punto di vista estetico. La scocca è uguale a quella del melafonino, così come anche il pannello frontale e la dimensione da 4 pollici del display. A corredare il comparto hardware, una fotocamera posteriore da 8 megapixel e una frontale da 2, un processore dual-core MTK6572 da 1,2 Ghz, 1 GB di RAM, una risoluzione a schermo da 960×540 pixel, il supporto alle reti GSM quad-band e al 3G. Il tutto alimentato dalla versione 4.2 di Android Jelly Bean. Il nome, senza sorprese, è quello di i5C.
Non è la prima volta che questa società asiatica si lancia nella produzione di device clone dei prodotti Apple. Lo scorso anno, sempre grazie ai leak apparsi online anzitempo, l’azienda ha lanciato il suo i5, il clone di iPhone 5. Ed è salita agli onori della cronaca per l’intenzione di far causa alla Mela per la sottrazione indebita del design di questo terminale Android, perché apparso prima sul mercato rispetto al melafonino. A quanto pare, si è trattato solamente di un’uscita a scopo pubblicitario, perché della causa contro Cupertino non vi è traccia. O forse, semplicemente, impossibile è avanzar pretese quando il design è stato senza alcun dubbio rubato da Apple.
È ancora mistero, infine, sul look and feel del sistema operativo. Il dispositivo i5 ha una versione di Android completamente tematizzata su iOS 6, è quindi possibile che il successo i5C preveda un’estetica presa in prestito da iOS 7. Al momento, Apple non ha fatto molto per limitare la crescita incontrollata dei cloni cinesi dei propri prodotti, anche perché le azioni legali in tal senso – si veda il caso con Proview – sono particolarmente difficili da porre in essere in oriente. Di certo, però, è lecito attendersi che Cupertino non se ne stia con le mani in mano.