Apple ha presentato ieri il suo iPhone 5C, il device di media fascia in policarbonato pensato per conquistare l’utenza con il colore. Come lecito attendersi, sono state molte le polemiche apparse sui social network a seguito dell’evento: gli utenti Android, e in particolare gli agguerritissimi affezionati Samsung, hanno ricordato come per anni la Mela abbia ribadito la superiorità dell’alluminio sulla plastica di scarsa qualità dei competitor. Il fatto che iPhone 5C faccia ricorso proprio alla plastica, svela una certa ipocrisia dalle parti di Cupertino?
Non sono di certo da biasimare gli utenti Samsung che stanno incessantemente invadendo i social network – basti aprire la pagina Facebook di qualsiasi testata tecnologica per accorgersene – con commenti al fulmicotone. Per anni si sono sentiti ribadire quanto i loro Galaxy fossero di scarsa qualità, con quella “plastichina” che li avvolge e la presunta debolezza della scocca. Il ritorno al policarbonato da parte di Apple, abbandonato anni fa con il lancio di iPhone 4, può perciò apparire del tutto sospetto. Se non fosse per un processo produttivo che differenzia nuovamente la Mela da qualsiasi altro costruttore sul mercato.
Lo spiega bene Jonathan Ive nel video di presentazione di iPhone 5C. Lo smartphone nasce per creare un’armonia tra sistema operativo e hardware, così per la scocca si sono volute richiamare le stesse tonalità di iOS 7. Non potendo ricorrere all’alluminio perché non avrebbe permesso di raggiungere i colori desiderati per iPhone 5C, la Mela si è dovuta confrontare con il ricorso al policarbonato, un materiale che da anni non suscita particolare eccitazione né fra gli ingegneri di Cupertino né tantomeno fra i clienti. Per evitare che la plastica di iPhone 5C fosse troppo fragile, poco duratura e scarsamente piacevole al tatto – le critiche che l’azienda ha sempre mosso ai propri rivali – la Mela ha elaborato un nuovo processo produttivo.
La cover di iPhone 5C non è infatti una semplice scocca di policarbonato in cui sono adagiate le componenti hardware, è un piccolo concentrato di tecnologia dove acciaio e laser la fanno da padrone. Il processo parte con la stampa di una conchiglia in policarbonato colorato: la struttura nasce dall’unione di diversi strati di plastica rinforzati, pressati l’uno con l’altro affinché siano particolarmente resistenti. Si ottiene così una scocca dallo spessore medio lievemente superiore agli standard dell’industria – ed è per questo che iPhone 5C è lievemente più grande di iPhone 5S – ma infinitamente più resistente. La scocca viene quindi resa ancora più solida dalla presenza di un telaio in acciaio, creato da più strati fra loro sovrapposti e saldati al laser. Il telaio, oltre che a conferire maggiore rigidità e stabilità alla cover, funge da attracco per l’hardware, affinché nessuna vite o altro elemento sia fissato direttamente alla plastica, indebolendola con fori o ganci. Infine, la scocca così realizzata passa attraverso un complesso processo di laccatura, affinché la parte esteriore diventi particolarmente lucida e molto resistente ai graffi. Sebbene iPhone 5C non sia ancora nelle mani dei consumatori, gli scratch test condotti in estate sulle cover sottratte dagli impianti produttivi ne confermano la durevolezza e la superiorità rispetto agli altri esemplari di punta disponibili sul mercato.
In definitiva, anche con il ricorso al policarbonato Apple non ha voluto cedere alla tentazione di risparmiare sui materiali. Plastica sì, allora, purché di estrema qualità. Saranno sufficienti queste motivazioni per placare i detrattori? Lo si saprà nelle prossime settimane, la guerra dei social network rimane aperta.