Un nuovo drop test smorza le polemiche sulla resistenza di iPhone 6 e iPhone 6 Plus. Dopo il primo video condiviso lo scorso venerdì, quando i due melafonini si sono rovinosamente infranti al suolo, un nuovo esperimento dalle simili condizioni svela invece una grande sopportazione agli urti per i neonati in casa Apple. Quali le affinità e quali le differenze?
La seconda tornata di esperimenti è stata condotta dalla redazione di Android Authority, decisa a sottoporre i due iPhone 6 – quello da 4,7 pollici e quello da 5,5 – all’impatto con il suolo. Simili le condizioni rispetto al filmato condiviso qualche giorno fa: una caduta all’incirca da altezza bacino – dove normalmente si utilizza uno smartphone – su una superficie dura come cemento e mattoni, sia con impatto frontale che laterale. Incredibilmente, i due dispositivi riportano solo danni minori.
Nonostante nel filmato ormai diventato famoso entrambi i melafonini subiscano la rottura del pannello frontale in vetro rafforzato agli ioni, in questa seconda esposizione la stessa superficie rimane completamente integra. E non è tutto, perché nemmeno subisce piccole lesioni o graffi, confermando così la soddisfacente durezza che già i test MOHS avevano dimostrato qualche settimana fa. L’impatto con il suolo porta, però, a piccole ammaccature sulla scocca: un fatto prevedibile poiché l’alluminio – a differenza della plastica che tende a infrangersi con gli urti – con lo schianto modifica la sua forma. I due terminali rimangono pienamente funzionanti, reattivi e non sembrano esserci danni alle componenti interne.
Cosa è cambiato in questo esempio rispetto al precedente, quando non solo il vetro si è infranto, ma addirittura il pannello si sollevato di lato lasciando intravedere i circuiti interni? Difficile fornire una risposta univoca. Innanzitutto, di certo può aver contribuito la “scientificità” – se così la si può definire – del primo filmato: la caduta è avvenuta stabilendo a priori l’angolo di impatto, grazie a una rudimentale livella. Questa scelta può aver incentivato lo schianto su parti più sensibili del device, ma allo stesso tempo rischia d’essere poco realistica poiché durante l’uso è raro l’utente possa ripetere le stesse condizioni. A cambiare, poi, il colore degli smartphone: grigio siderale nella prima tornata, argento nella seconda. Ovviamente, sul colore scuro i graffi alla scocca sono più evidenti perché la parte colorata viene rimossa mettendo in evidenza il sottostante alluminio grezzo, fatto invece meno rilevante sull’argento data la sfumatura affine. Questi elementi non sono però sufficienti per stabilire se le diversità di tinta possano determinare una resistenza diversa dei device, eventualità oltretutto poco probabile. Non resta che attendere, allora, che i filmati sul tema si moltiplichino in Rete.