Si fa più complessa la posizione di Apple a seguito della conferma, avvenuta la scorsa settimana, di un rallentamento intenzionale delle performance dei vecchi iPhone, implementato per evitare spegnimenti improvvisi con batterie dal ciclo di vita ridotto. Dopo le prime due class action annunciate negli Stati Uniti, pare ne siano giunte altre sei, così come riferisce Fortune. Al momento, il gruppo di Cupertino non ha commentato ufficialmente la questione legale.
La vicenda è ormai ben nota: alcuni utenti su Reddit, tra cui dei developer di applicazioni, hanno notato performance ridotte nei test di benchmark per iPhone 6 e iPhone 6S dotati di batterie non più giovanissime. Sostituendo queste ultime, tuttavia, i punteggi sono tornati normali: gli esperti hanno quindi sospettato la presenza di qualche forma di limitazione del device quando l’approvvigionamento energetico inizia fisiologicamente a ridursi. Un dubbio confermato poi dalla stessa Apple, pronta a sottolineare l’implementazione di un sistema che, per evitare spegnimenti improvvisi dei device, riduce il numero dei picchi di calcolo della CPU.
Per quanto Cupertino abbia spiegato come questa misura si sia resa necessaria per assicurare a tutti un’esperienza d’uso priva d’intoppi, senza nessuna volontà di spingere i possessori ad acquistare un nuovo iPhone, varie polemiche sono sorte fra i consumatori, sfociate poi in due iniziali class action negli Stati Uniti. Gli accusanti, infatti, spiegano come Apple avrebbe dovuto esplicitare il sistema sin da subito: alcuni utenti potrebbero aver immotivatamente deciso di aggiornare i loro iPhone date le prestazioni ridotte, quando la problematica si sarebbe potuta risolvere con un più economico cambio di batteria.
Secondo quanto riferisce Fortune, alle due iniziali class action se ne sarebbero aggiunte sei, per un totale di 8. Cinque di queste sarebbero state depositate presso le corti distrettuali della California, di New York e dell’Illinois, mentre pare sia giunta la prima causa internazionale: lo scorso lunedì, così come riferisce il quotidiano Haaretz, sembra sia stata avviata una class action israeliana.
Le accuse depositate sono pressoché tutte analoghe, pronte a sottolineare come Apple avrebbe dovuto avvisare esplicitamente i clienti della limitazione. Differisce, almeno in parte, la class action avviata presso le corti di San Francisco, poiché il gruppo californiano viene accusato di aver voluto “mascherare” un difetto delle batterie:
Anziché risolvere un difetto di batteria fornendo una sostituzione gratuita della stessa in tutti gli iPhone coinvolti, Apple ha cercato di mascherare tale difetto.
In realtà, quest’ultima dichiarazione non sembrerebbe corrispondere al vero: le batterie presenti in iPhone 6 e iPhone 6S non paiono essere difettose ma, come accade per tutte le componenti al litio, riducono la loro capacità di carica nel tempo. Di conseguenza, Apple ha pensato a una soluzione software che potesse garantire l’uso del device anche con batterie non più performanti, pur non esplicitandolo agli utenti.
Non è al momento possibile prevedere quale sarà l’esito di queste dispute, poiché non sembrano esservi precise norme pronte a vietare a un’azienda, Apple o chiunque altro, di limitare o disattivare funzionalità nei propri dispositivi. Servirà attendere, di conseguenza, il parere delle corti sull’assenza di un avviso tempestivo per gli utenti.