Una misura volta a limitare il contrabbando di dispositivi elettronici potrebbe portare, nei prossimi mesi, al completo sequestro di smartphone Apple in Iran. È la notizia che giunge oggi dall’Oriente, resa nota dall’agenzia locale Tasnim News, dopodiché rilanciata sui media occidentali. A quanto pare, la società di Cupertino dovrà intervenire attivamente qualora decida di mantenere sul mercato il proprio iDevice.
Stando a quanto riferito dagli organi di stampa locali, il governo locale vuole implementare un registro nazionale dei dispositivi mobile, un archivio elaborato in collaborazione con gli operatori telefonici, le istituzioni dedicate alle telecomunicazioni e ai rivenditori. In questo modo, le autorità sperano di bloccare il contrabbando di dispositivi sul mercato locale, tramite il controllo di un ID univoco a ogni singolo esemplare elettronico, poiché il settore della vendita in nero starebbe minacciando la sussistenza di molte attività del tutto lecite. Il provvedimento, tuttavia, sembra non porterà solo al divieto di circolazione per quei device che non saranno regolarmente registrati, ma anche al sequestro dei terminali già in possesso fra gli utenti.
Secondo quanto spiegato da un rappresentante delle istituzioni iraniane, Apple dovrà quindi registrarsi ufficialmente in Iran nei prossimi giorni, se non vorrà vedere tutti i suoi iPhone sequestrati:
Se Apple non registrerà la sua rappresentanza ufficiale in Iran nei prossimi giorni, tutti gli iPhone saranno sequestrati dal mercato.
Al momento, però, non è ancora ben chiaro se la norma sarà retroattiva. Le interpretazioni, infatti, variano da fonte a fonte e gli scenari sono fra i più disparati. Qualora lo fosse, molti utenti rischiano di vedersi tolto lo smartphone targato mela morsicata dalle mani, un fatto che potrebbe minacciare non solo le scelte di consumo, ma anche di aprire delicate questioni sul fronte della privacy. Già dal 2013, in ogni caso, Apple ha espresso il suo intento di tornare ufficialmente in Iran, a seguito dalla riduzione dei limiti sul commercio voluta dall’amministrazione Obama.