Sembra essere durato davvero pochi giorni, il blocco delle IPTV pirata dedite alla ritrasmissione illegale di contenuti dei principali provider nazionali e internazionali, come Netflix, Sky e molti altri. Secondo quanto riferito da alcune testate online, tra cui Open, i pirati sarebbero infatti riusciti ad aggirare i blocchi imposti dalle autorità, ristabilendo i loro canali.
La vicenda è ormai ben nota: la scorsa settimana, grazie a una maxi-operazione di polizia in diversi luoghi d’Europa, è stata bloccata Xtream Codes: una piattaforma che, tramite il pagamento di una decina di euro al mese, consentiva l’accesso ai contenuti delle pay-TV. Al momento della disattivazione risultavano circa 700.000 utenti italiani, per un bacino potenziale di 5 milioni di abbonati.
Nonostante il monito delle autorità, le quali hanno ricordato ai fruitori la possibilità di ricevere sanzioni fino a 25.000 euro, sembra che il sistema sia tornato online. Secondo quanto riportato da Open, sulla base di alcune informazioni rese note da Il Mattino, nel corso del weekend sarebbero stati distribuiti nuovi link di visione tramite WhatsApp. Ancora, pare che siano state fornite delle informazioni di base per aggiornate il cosiddetto “pezzotto”, ovvero il piccolo box che, collegato al televisore di casa, consente la visione delle trasmissioni distribuite in violazione del copyright delle pay-tv.
È molto probabile che, trattandosi di un sistema diffuso su scala internazionale, i gestori siano stati in grado di ripristinare i server in modo veloce, affidandosi a nuovi servizi di hosting. Addirittura, su YouTube sarebbero apparsi dei piccoli video-tutorial per riprendere la visione, condivisi dagli stessi gestori, pronti a scusarsi con i loro abbonati per il “disservizio”.
Così come già accennato, si ricorda come anche gli utenti di simili piattaforme pirata possano rischiare una condanna, con multe fino a 25.000 euro e la reclusione da sei mesi a tre anni. L’identificazione dei fruitori, inoltre, potrebbe risultare più semplice rispetto altri servizi di fruizione anonima, data la presenza di una transazione elettronica mensile.