Le autorità iraniane hanno sequestrato circa 1.000 macchine usate per minare bitcoin, installate all’interno di due fabbriche abbandonate. Un rapporto della Reuters non indica il numero di criptovaluta che i dispositivi sono riusciti a ottenere ma qui il punto è un altro. Secondo l’Iran, estrarre bitcoin usando l’elettricità statale, come da noi, non è permesso e, anzi, presto potrebbe essere del tutto un reato.
La notizia arriva pochi giorni dopo che i media locali hanno riferito che i funzionari iraniani avevano accusato per il recente aumento del consumo di energia nel paese proprio l’estrazione di criptovalute. La nazione ha visto un incremento importante, nell’ordine del 7% , nei consumi generali di elettricità. Nel settembre del 2018, il Consiglio supremo del Cyberspazio dell’Iran si stava preparando a riconoscere l’industria mineraria della criptovaluta come legittima , tuttavia, c’è ancora un divieto a livello nazionale sulle risorse digitali.
Nell’aprile del 2018 , la banca centrale dell’Iran aveva vietato alle altre banche di trattare con criptovalute per timore del riciclaggio di denaro. Non ci sono conferme ufficiali ma pare che la Reuters, parlando con un funzionario, sia entrata a conoscenza del progetto per rendere il mining del tutto illegale.
Quindi, al momento siamo all’interno di un’area un po’ grigia. Detto questo, alcuni in Iran credono ancora che la criptovaluta possa essere una soluzione per aiutare a mitigare le sanzioni internazionali imposte al paese. Un gruppo di designer ha persino presentato piani per la costruzione di un parco dove installare un edificio dedicato completamente a bitcoin et simila. Qui, i piani dovrebbero usare energia idroelettrica per alimentare i computer, così da tenerli fuori dalla rete nazionale.