isoHunt: la censura negli USA ricorda la Cina

isoHunt: la censura negli USA ricorda la Cina

IsoHunt continua a fare parlare di sé. La novità stavolta è che gli utenti statunitensi del celebre motore di ricerca Torrent saranno d’ora in poi sempre reindirizzati alla versione lite dello stesso. Ne abbiamo parlato già più volte, si tratta della risposta di Gary Fung alle richieste di filtri anti-pirateria da parte delle autorità e della MPAA.

Questi filtri dovrebbero impedire, come è noto, agli utenti di ritrovarsi fra i risultati file che contengano nel loro nome delle parole chiave. In questo modo, chiunque cerchi, ad esempio, l’ultimo film di Hollywood, il cui nome sicuramente sarà accluso fra quelli da filtrare, non potrà più trovare il file Torrent corrispondente.

Peccato che la stessa cosa potrebbe succedere a chiunque cerchi una qualsiasi parodia fatta in casa dello stesso film o qualunque cosa abbia la sfortuna di avere un nome con termini identici.

Sono questi ultimi i motivi che portano Gary Fung a considerare il sistema dei filtri una vera e propria censura e ad ammettere che preferirebbe chiudere isoHunt. La battaglia contro la MPAA infuria però da diverso tempo e ci si chiede quando i giudici metteranno fine a tutto ciò con una sentenza chiara e definitiva. Quest’ultima mossa del creatore di isoHunt si spera riesca a scavalcare ogni possibile critica: così funzionante, infatti, il motore di ricerca non offre nessun servizio diverso da quello di Google o Yahoo.

Oltre a tutto ciò, l’operazione di Gary Fung è anche più sottile: questo limite auto-imposto dal sito nei confronti degli utenti americani, farebbe sì che l’ulteriore aggiunzione del sistema di filtraggio verrebbe a essere identico alle censure adottate dai vari motori di ricerca in paesi come la Cina; lo stesso limitare esclusivamente gli utenti di un unico paese, serve a sottolineare questa assonanza già nella situazione attuale. In questo modo, oltre a cercare di vincere una battaglia legale, isoHunt sta mandando al mondo un messaggio chiaro: anche negli USA il diritto di parola è sotto il pericolo di censura.

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