Nei giorni scorsi un gruppo rappresentante gli artisti canadesi (SOCAN – Society Of Composer, Artist and Music Publisher of Canada) aveva richiesto agli Internet Service Provider di risarcire i danni causati dagli utenti utilizzanti sistemi di file-sharing tramite le connessioni messe a disposizione, appunto, da tali ISP.
L’iniziativa ha scatenato una serie di reazioni portatrici di proposte risolutive per la vicenda. L’ultima di una importante trilogia frutto di ricerche del mondo accademico, proveniente da Los Angeles, porta la firma della “Distributed Computing Industry Association” (DCIA): gli ISP dovrebbero raccogliere una quota a parte per gli utenti che intendono far uso di sistemi di file-sharing. Tale quota verrebbe in seguito versata alle major e quindi redistribuita a chi di diritto. Secondo tale modello gli ISP dovrebbero provvedere ad un controllo capillare del traffico di navigazione, in modo da identificare con esattezza i fruitori di software P2P.
Le proposte della DCIA fondano le proprie basi su solidi sistemi di criptazione dei file tali da permettere un rigido controllo degli scambi. I principali nomi del mondo del file-sharing hanno però già espresso grandi riserve in merito; in particolare da parte del P2P United arriverebbe grande scetticismo.