Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nel spazio, è partita per la Stazione Spaziale Internazionale con un carico molto particolare: una macchina per il caffè espresso. Oltre che a dispensare l’ottima bevanda, ISSpresso servirà per studiare il comportamento dei fluidi in assenza di gravità. Questo è infatti uno degli esperimenti che l’equipaggio della Spedizione 42 eseguirà a bordo durante i sei mesi di permanenza nello spazio.
ISSPresso è stata progettata da due aziende di Torino: Lavazza, storico produttore di caffè tostato, e Argotec, leader europeo nella produzione di cibi “spaziali”. La progettazione della macchina ha richiesto oltre un anno di lavoro. Argotec ha dovuto superare diversi ostacoli tecnologici, a causa dei rigidi vincoli in termini di funzionalità e sicurezza, imposti dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Preparare un caffè sulla Terra è molto semplice: basta sfruttare la forza di gravità.
Una normale macchina espresso riscalda l’acqua fino ad una temperatura di 94 gradi e la spinge attraverso capsule perforate che contengono la miscela. In questo caso è sufficiente una pressione di 9 bar. Il caffè cade quindi verso il basso nella tazza. Nella ISSpresso, invece, il tubo di plastica che trasporta l’acqua è stato sostituito da un tubo in acciaio che può sopportare una pressione di 400 bar. La macchina pesa circa 20 Kg, in quanto è stato necessario integrare copie di backup di tutti i componenti, come richiesto dall’ASI.
Il caffè viene pompato in un contenitore plastico e bevuto dagli astronauti con una cannuccia. Il principio di funzionamento della ISSpresso potrebbe essere applicato anche alla preparazione di altre bevande, come tè e brodo. Più difficile invece fare colazione con un cappuccino. Nello spazio è praticamente impossibile separare il latte dalla schiuma, se non viene usata una centrifuga.