Che i Big Data possano rappresentare una imprescindibile forma di conoscenza è una questione ormai acclarata, sulla quale molte aziende stanno già costruendo i propri processi industriali e le proprie pianificazioni strategiche. La novità è nel fatto che ora i Big Data potranno entrare anche nelle statistiche nazionali, generando così ricchezza informativa anche per il bene pubblico.
Il Garante per la tutela dei dati personali ha infatti dato il proprio parere favorevole alla proposta inserita dall’Istat nel Programma Statistico Nazionale 2014-2016, con il quale si prevede di utilizzare i Big Data della telefonia mobile: «Tale elaborazione statistica ha l’obiettivo di effettuare una stima a livello aggregato dei flussi di mobilità intercomunali delle persone, utile per la programmazione e la gestione dei servizi locali e l’individuazione di opportune misure di Protezione civile».
Quel che il Garante ha imposto è un’osservanza particolare delle disposizioni per mantenere il pieno anonimato sui dati raccolti: ogni utente sarà identificato da un numero progressivo (“call detail record”) e di ogni chiamata saranno registrati orario e località. Gli utenti saranno divisi in quattro categorie (residenti stanziali, temporaneamente dimoranti, pendolari giornalieri e visitatori occasionali) per poter così monitorare meglio i flussi delle chiamate e ricavarne informazioni analitiche utili al raggiungimento delle finalità statistiche preposte. Il controllo del Garante sulla raccolta dell’Istat è andata anche oltre, costringendo l’attività entro limiti tali per cui non possa essere possibile risalire alla singola unità monitorata e l’anonimato degli utenti sia così effettivamente garantito nel tempo.
Il lavoro statistico parte a titolo sperimentale su un mese specifico e su una zona specifica: ottobre 2011, provincia di Pisa. Chi ha attraversato la provincia di Pisa nell’ottobre del 2011, insomma, in questo momento è un numero anonimo negli archivi Istat, ove le chiamate effettuate e ricevute saranno gestite come piccole particelle elementari e significative. Pochi anni più tardi i Big Data sarebbero diventati, proprio a Pisa, il cuore di un festival pensato per studiare la materia prima della dimensione immateriale, esattamente la dimensione entro cui l’Istat spera ora di ricavare nuove evidenze sugli spostamenti, le abitudini e le connessioni tra gli italiani.