Sito irraggiungibile. Finisce così, in un assordante silenzio, il portale delle polemiche, il progetto di cui si sono riempiti la bocca in tanti, il baraccone messo in piedi da uno schieramento tanto super partes quanto ripetutamente orgoglioso della possibilità di fare qualcosa per rianimare un progetto nato errabondo.
Finisce così: si digita Italia.it e Italia.it non c’è più. Irraggiungibile. Semplicemente qualcuno ha aspettato il venerdì per schiacciare “OFF” sperando che il weekend avrebbe permesso di aggirare la presa della blogosfera passando sottovoce la fine ingloriosa del famigerato portale. Solo una voce si solleva dal silenzio e riporta dall’interno un certo dissenso per quanto operato. La voce è quella di Luca Palamara, caporedattore di Italia.it, il quale anticipa il tutto con una mail inviata ad Anna Masera de La Stampa: «Volevo comunicarle la situazione paradossale in cui versa il portale in questo momento. Questo è sempre in bilico tra la chiusura ed il rilancio, tra il passaggio all’Enit ed il prolungamento del contratto con il vecchio Rti a causa del rimpallo di non-decisioni che rischiano di mandare definitivamente all’aria un investimento cospicuo (pari a circa 5 milione e ottocentomila euro). Il portale è ancora online grazie anche al lavoro gratuito della redazione, anche se formalmente è stato dichiarato chiuso da un paio di mesi (ironia della sorte, nell’ultimo mese sono aumentati anche gli accessi). Ma intanto nessuno decide: classico esempio di bizantinismo politico di stampo kafkiano che in Italia produce continuamente delitti reati e sperperi senza arrivare mai a determinare colpevoli e cause. Le Regioni sono adesso fortemente interessate al contributo promesso per il portale e quindi sono passate dalla fase di rifiuto di un anno fa ad una di adesione, attiva partecipazione e promozione per la sopravvivienza del portale stesso. Ma ovviamente le risposte non arrivano perchè nessuno vuole prendersi la responsabilità e i quasi 6 milioni spesi fino ad adesso saranno a breve l’unica eredità visibile di tutta questa assurda vicenda».
Palamara, dunque, quantifica il danno già maturato (senza considerare tutta una serie di gravi conseguenze per tempo e occasioni perdute nel frattempo, ivi compresa quest’ultima bozza cestinata dall’alto): 5.8 milioni di euro da dimenticare. O da ricordare, a seconda del punto di vista. Le polemiche non chiuderanno però così facilmente e tutto quanto portato avanti dai blog che si sono occupati della vicenda costituisce la base necessaria per evitare che anche questo ennesimo malaffare non venga insabbiato per andare dritto dritto nel dimenticatoio.
Se possibile, col senno del poi, diviene ancor più paradossale quel noto messaggio di benvenuto che Francesco Rutelli consegnò al web in lingua inglese. Se non altro, anche in questo aspetto, il web rappresenterà la memoria storica di quel che Italia.it è stato.