Le prime ore di Italia.it non fanno altro che moltiplicare le tinte fosche che avevano attorniato l’esordio del sito tra il pubblico. Che Italia.it non nascesse sotto una buona stella lo si era capito fin da subito e forse il peso del fato è in questo caso stato incisivo: il sito voluto da vari governi, promosso da vari governi, finanziato e sviluppato da vari governi, nasce proprio nel momento in cui il Governo cade. A volte, il destino…
Il Governo ha fatto però appena in tempo a presentare il logo prima della crisi che sta portando al nuovo voto di fiducia. In poche ore il noto “it” è divenuto il marchio più criticato e mal voluto del paese, smontato sotto ogni punto di vista e con pesanti accuse di plagio non prive di motivazioni. Tutto viene immediatamente soppesato sui costi: un centinaio di migliaia di euro per un logo tanto inefficiente appare il primo spreco, ma il clamore nasce dal fatto che il logo era solo la prima crepa di un abisso che stava per aprirsi poche ore più tardi.
Nel momento in cui Italia.it si è presentato le voci possibiliste circa una sua riuscita erano legate perlopiù ad un inconscio patriottismo che vedeva nelle bellezze della nazione le uniche bontà del progetto. Poi si è susseguita solo una serie infinita di critiche che su Edit hanno sviluppato una discussione senza precedenti per il blog ed ha visto nascere in contorno tutta una serie di iniziative di immediato successo. Alcune delle critiche sviluppatesi:
- «l’uso insulso delle tabelle annidate per costruire il layout. tecnicaglie dirà qualcuno, […] eppure è un indizio tra tanti e non meno rilevante del pressappochismo che emerge lampante da quel progetto» (imho, ove Cesare Lamanna segnala peraltro un clone del sito costruito con XHTML e CSS invece del rozzo scheletro tabellare adottato dall’originale);
- la caccia al responsabile ha probabilmente messo alle strette coloro i quali hanno messo avanti la faccia inserendo il proprio nome nella pagina “chi siamo”: nel giro di poche ore la pagina è stata modificata più volte e ad ogni update ne è scomparso un pezzo trasformando il “chi siamo” in “indovina chi siamo”;
- la prima vittima del sito è l’intro musicale. Criticata per gusto, peso, utilità ed opportunità, l’animazione è scomparsa figliando a cascata l’eliminazione di tutte le altre animazioni che bloccavano il sito e la navigazione degli utenti;
- se i difetti nella forma non bastassero, ecco anche una segnalazione relativa alla sicurezza del sito. Gianni Amato, dopo una serie di verifiche, sentenzia: «il sito nuovo di zecca è soggetto ad una vulnerabilità Cross Site Scripting a causa di un superficiale controllo degli input dell’utente. Il filtro esiste ma i tag filtrati non sono sufficienti ad impedire la manipolazione di uno script javascript per sferrare un attacco XSS».
La chiave di lettura migliore, la stessa sospettata più volte, è suggerita da un insider che ha confidato al blog Scandalo Italiano il proprio punto di vista sulla vicenda: «giustamente tutti i creativi e webdesigner della blogosfera sono insorti al momento della pubblicazione del portale. […] Ma credo che un approccio così tecnico sia limitato. Il punto è che non bisogna partire dal presupposto che i 45 milioni di euro siano stati investiti nello sviluppo web e che ci stiano lavorando da anni». Il problema, insomma, non può limitarsi ai difetti sotto gli occhi di tutti, ma va cercato anche e soprattutto nelle firme che hanno smosso a monte i famigerati 45 milioni di euro dalle sale dei bottoni.