Tradurre «collapse» con ‘collasso’ non è propriamente corretto, ma rende l’idea di un -65% che non può che identificare una sonora e clamorosa caduta per iTunes: se non è un collasso, insomma, poco ci manca. I dati emergenti dall’analisi Forrester Research dipingono un quadro molto particolare della musica online ed aprono nuovi spiragli interpretativi che in passato avevano appena fatto capolino, soffocati presto dai numeri di un fenomeno arrembante che fin da subito ha voluto vestire i panni della rivoluzione.
Mentre l’iPod va a gonfie vele, insomma, iTunes è una macchina senza più benzina. Le vendite (misurate tramite monitoraggio dei dati provenienti dalle transazioni su carta di credito) sono crollate nell’ultimo anno di oltre il 60%. Il problema non è però limitato ad iTunes (leader indiscusso del settore), ma si estende anche a tutti gli altri servizi omologhi. In termini assoluti, soprattutto, la perdita di introiti registrata dal settore della musica tradizionale non sembra essere compensata dall’aumento della vendita di musica online.
I dati Forrester Research sono stati resi noti da The Register, secondo cui l’istituto del Digital Right Management non sarebbe all’ultimo sospiro ma il capezzale sarebbe comunque pronto. Tra i consumatori ed il mondo della musica s’è consumata una frattura che le nuove tecnologie non riescono a rimarginare e dietro la vendita di milioni di player si nasconde un pericolo strisciante che le major sono giocoforza costrette a tenere in ferma considerazione.
Da tempo il trend era risaputo: gli utenti acquistano i player, ma la musica immessa raramente proviene dai music store. Va valutata in quest’ottica, dunque, l’iniziativa che ha visto concordare ad Universal 1 dollaro per ogni Zune venduto da Microsoft: meglio lucrare sui lettori che non attendere che l’utenza acquisti. Secondo Mike Smith, a capo della Columbia, entro 12 mesi la musica sarà completamente “DRM-free” (strada che Yahoo sta coraggiosamente tentando di percorrere già oggi con il proprio Yahoo Music Store).