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Nome in codice Cocktail, nelle scorse ore Steve Jobs ha presentato iTunes LP, cioè la rivisitazione digitale in stile Apple dei vecchi dischi in vinile. Note, fotografie, interviste speciali, testi e contenuti interattivi diventano ora un pacchetto standard per chi acquista album su iTunes Store. Non siamo di fronte ad un punto di arrivo, perché c’è ancora molta strada da fare, ma il cammino è già segnato.
L’intento di Cupertino è evidentemente quello di annullare nell’esperienza dell’utente la distanza tra un CD reale (con cofanetto, libretto etc.) e il suo omologo digitale su iTunes Store, arricchendolo di contenuti interessanti e chicche. In una pregevole recensione, Cult Of Mac mette in luce tre punti fondamentali su cui Apple dovrebbe lavorare e che appaiono decisamente condivisibili.
Prima di tutto, sfogliare le pagine virtuali di un libretto digitale col mouse non è il massimo dell’intuitività, e probabilmente contribuisce a spegnere anzitempo la curiosità dell’utente. Ben altro discorso, invece, se questi contenuti potessero essere fruibili su un iPhone, o meglio ancora nell’alta risoluzione di un iTablet che verrà.
In secondo luogo, Apple dovrebbe impegnarsi nelle trattative con le major per rendere il download digitale davvero superiore all’acquisto di un CD tradizionale. Purtroppo, al momento la qualità audio degli acquisti digitali viene artificialmente ridotta per prevenire la pirateria musicale, o almeno questa è l’impressione. È evidente che sul suo cammino, Apple deve utilizzare qualunque mezzo a sua disposizione per rendere la fruizione digitale un’esperienza migliore.
Infine, esistono delle SDK, per iTunes LP? E quanto è difficile costruire contenuti speciali di questo tipo? La risposta a queste domande decreterà il successo o meno delle specifiche create da Apple. Per ora, infatti, iTunes LP è disponibile per soli 6 album, e sono in arrivo altri 5 che è possibile preordinare. È evidente che se Apple intende seriamente imporre LP come standard de facto, deve lavorare alacremente sull’accessibilità: qualunque artista, anche quello emergente, deve essere in grado di costruire contenuti speciali appaganti con poco sforzo e tanta creatività. Insomma, ci vuole una base software elegante, semplice da usare ed efficace, e se la storia dell’informatica ci ha insegnato qualcosa, è proprio che Cupertino da questo punto di vista sa il fatto suo.