«Mai dire mai, ma i consumatori al momento non sembrano essere interessati. Fino ad ora il modello ad abbonamento ha fallito», lapidarie le parole di Steve Jobs, riportate dalla Reuters, che nel presentare i risultati dell’ultimo trimestre si pronuncia anche sulle possibili evoluzioni del suo mediastore iTunes. Nonostante infatti le major del disco caldeggino la nascita di un servizio di pagamento a sottoscrizione, che aumenterebbe i loro profitti, la risposta da Cupertino è netta: «i clienti vogliono possedere la loro musica».
È tempo di forti cambiamenti nel settore, dopo che nel 2003 la Apple ha dato vita al primo grande ed importante negozio di musica in rete, riscuotendo un successo senza precedenti in un campo dove nessuno riteneva possibile fare soldi, e già nel febbraio di quest’anno sembra essersi aperta una nuova era per la vendita di musica in rete.
La risposta alla lettera aperta per il DRM-free è stata abbastanza tiepida all’inizio e in molti hanno accusato Jobs di ipocrisia poichè uno dei principali vincoli dei DRM applicati da Apple non riguarda le major, ma la casa stessa. I brani comprati da iTunes infatti sono riproducibili solo da iTunes e dall’iPod, cosa che le case discografiche hanno sempre osteggiato. Da poco però la EMI ha deciso di rispondere all’invito del CEO di Apple e di staccarsi dal mucchio per cominciare a sperimentare una vendita di brani liberi (da affiancare alla vendita tradizionale), senza DRM, con una qualità maggiore e un prezzo leggermente superiore (1.20 euro contro 99 centesimi).
Questa mossa ha dato una piccola scossa la mercato, scossa che Jobs ritiene oggi decisiva. Il numero uno di Apple si spinge addirittura ad affermare: «ci sono molte persone nelle altre case discografiche che sono intrigate da questo e ci stanno pensando su. Noi crediamo che per la fine dell’anno più della metà delle canzoni che offriamo su iTunes saranno libere da DRM. Penso che ce la faremo».