Quante cose sono cambiate rispetto a 250 milioni di download fa. Quando iTunes fece la sua comparsa nel mondo della musica digitale (Aprile 2003) la scommessa di Apple sembrava destinata a rimanere una piccola realtà stretta tra il P2P ed i colossi dell’industria della musica tradizionale. Invece Apple si è divincolata in modo straordinariamente snello e, vinta la scommessa, naviga oggi ad oltre 1 milione di brani venduti al giorno.
Lanciato negli Stati Uniti, facendo leva su un testimonial di eccezione quale Bono Vox degli U2, iTunes ha trascinato al successo anche l’altro gioiellino Apple, il lettore iPod, imponendo il gruppo della mela come incontrastato leader di un settore in cui tutti gli altri grandi nomi dell’informatica sono rimasti a guardare. Nel tempo arrivano i vari “mea culpa”, ed è Sony solo pochi giorni fa ad ammettere con franchezza (per voce del proprio presidente Ken Kutaragi, il quale rilancia la sfida sfoderando il coltello tra i denti con una certa decisione) il proprio ritardo nel comprendere l’importanza della nuova ondata innovativa.
iTunes è oggi esteso a 15 paesi e si conferma il numero uno assoluto tra i Music Store esistenti (la fetta di mercato acquisita è valutabile attorno al 70% del totale). La concorrenza ha portato oggi alla ribalta servizi quali Connect, MSN Music Store, Napster o nuove generazioni quali Mashboxx (metà Music Store, metà client P2P). La guerra, però, è soprattutto sui formati: mentre Apple chiude la propria compatibilità al proprio iPod (una prova di forza del tutto legittima in ottica di mercato), Microsoft aspira ad imporre il proprio formato Windows Media Audio e Sony tenta di recuperare terreno facendo leva su un formato di estesa compatibilità.