L’associazione che rappresenta le emittenti e i produttori televisivi ha rilasciato questa settimana i risultati della sua prima consultazione relativa alla 3D TV e al come essa debba essere sviluppata, e sembra proprio che non ci sia accordo su un unico standard.
Da una parte c’è ITV e la maggior parte dei produttori di apparecchi televisivi che protendono per un approccio basato sulla creazione di uno standard compatibile con la tecnologia tuttora esistente ma che avrà bisogno di occhiali 3D e nuovi ricevitori.
Dall’altra parte Sky è pronta a perseguire un approccio basato su HD e che utilizza le attuali infrastrutture e i set-top-box, cosi come accennato in un precedente post qui su Webnews (questo porterebbe sul mercato i servizi 3D più velocemente).
Ma, mentre vi è la possibilità che entrambi gli approcci possano avere successo, una terza forza in campo, il Digital Television Group (DTG) ritiene che un approccio unificato, raccoglierebbe sul mercato dei frutti migliori. Per questo motivo prevede di organizzare, in settembre, un seminario di settore per discutere di questi argomenti, e per preparare una tabella di marcia di cinque anni. Lo standard potrebbe essere valido in tutta Europa.
Pur se la maggior parte dei membri del DTG hanno convenuto che la tecnologia basata sugli occhiali offre le migliori soluzioni a breve termine per un potenziale sistema 3D TV di prima generazione, bisogna tenere conto della riluttanza degli utenti ad indossare tali occhiali. Lo stesso DTG, inoltre, ha individuato diverse aree di attività di ricerca necessarie a una più approfondita comprensione degli effetti psico-fisiologici della stereoscopia (ad esempio, stress visuale o mal di testa).