Non so se conoscete la storia. Jammie Thomas-Rasset è una signora del Minnesota che si è vista recapitare un’ammenda di 1,92 milioni di dollari per aver condiviso 24 canzoni tramite i circuiti di P2P. Ora la donna ha deciso di fare ricorso, e chiedere che il suo caso sia sottoposto a nuovo processo (PDF).
Il giudice l’aveva trovata colpevole di violazione volontaria e per questo le inflisse una multa tanto salata. Secondo i suoi avvocati, però, ci furono diverse irregolarità e la decisione del giudice è eccessiva.
Dopo aver saputo dell’appello, il portavoce della RIAA, Johnatan Lamy, riferendosi al fatto che la multa milionaria rappresenta l’esito di un secondo processo, ha detto:
è sempre più chiaro che lei è l’unica responsabile del prolungarsi di questo processo, non si assume le sue responsabilità anche dopo che due giurie l’hanno trovata colpevole.
La linea della difesa, come in passato, si basa sulle prove fornite da MediaSentry, che ha raccolto le informazioni per conto della RIAA. Si tratterebbe di prove inammissibili perché raccolte con mezzi illegali, che includono l’uso d’investigatori privati e intercettazioni telefoniche non autorizzate.
Quel che è certo è che nessuno, nemmeno l’accusa, si aspettava una multa così alta per 24 canzoni, una decisione che da sola giustifica il ricorso.