Jeff Bezos ha acquistato il Washington Post. Si tratta di una importantissima operazione sotto ogni punto di vista: un importante investimento economico, un fondamentale passo imprenditoriale ed una mossa strategica decisiva per le sorti del mondo dell’editoria. Jeff Bezos, colui il quale ha costruito su Amazon il proprio impero e su Kindle la propria egemonia nel mondo dei libri digitali, muove chiaramente il passo definitivo: l’industria dei quotidiani, sofferente ormai da tempo e con un limitato percorso di fronte a sé, cercherà in Bezos la chiave di volta per tornare ai fasti di un tempo, liberandosi dalla carta in modo definitivo per cercare un nuovo modello di business in grado di sostenerne costi e qualità.
L’operazione avviene per un controvalore pari a 250 milioni di dollari, cifra con cui la famiglia Graham si fa da parte dopo 80 anni e 4 generazioni al comando del gruppo. Amazon, però, non ha nulla a che vedere con l’operazione: se il mondo Kindle vorrà nutrirsi di qualche sinergia, ciò avverrà per tramite e non per simbiosi con una impresa che in comune con gli e-reader ha soltanto il nome del proprietario. Il passaggio di proprietà, spiega lo stesso Washington Post, dovrebbe avvenire nel giro di circa 60 giorni e Jeff Bezos sarà titolare unico della nuova impresa. Si parte dai 50 milioni di dollari di perdita che attualmente il gruppo mette a bilancio ogni anno in questa fase di transizione in cui il digitale non è ancora il nuovo traino e il cartaceo è invece ancora l’unico modello in grado di macinare denaro.
Secondo Donald Graham, la nuova proprietà consentirà al post di sperimentare nuove soluzioni al fine di individuare la chiave di volta per la costruzione di un nuovo modello di business sostenibile e duraturo. Questa fase di sperimentazioni sarà facilitata dal fatto che, in quanto proprietà privata, il Washington Post non dovrà pubblicare alcuna trimestrale e non dovrà quindi affrontare verifiche di breve periodo. Non è infatti il breve periodo l’orizzonte di Jeff Bezos: rilanciare un colosso dell’editoria non è questione di poche rettifiche, ma significa rivedere il modello dalle basi.
Jeff Bezos: ora bisogna inventare
La galassia Washington Post non è composta dal solo quotidiano: una selva di altre attività popola il gruppo (solo Slate, TheRoot e Foreign Policy non fanno parte della transazione), per cui non è chiaro ad oggi quale sia il reale interesse di Bezos o come intenda tentare di risollevare le sorti dell’impresa. Bezos lascerà comunque per ora intatto il top management e non dovrebbe operare alcun taglio al personale. Al momento le sue strategie sono difficilmente intelleggibili, ma probabilmente già scritte: l’acquisizione è avvenuta dopo mesi di contatti e ripensamenti, tempo utile al magnate di Amazon per riflettere circa l’utilità di un investimento di innegabile coraggio. Al momento Bezos si limita soltanto ad un messaggio ai dipendenti del Post, ove spiega:
Non guiderò il Washington Post giorno per giorno. Vivrò felicemente nell’ “altra Washington” dove ho il lavoro che amo. Il Post ha già un eccellente team che conosce molto più di me il business dell’informazione e sono estremamente grato a loro per aver accettato di rimanere.
Ci saranno ovviamente dei cambiamenti al Post nei prossimi anni. Questa è una cosa essenziale e sarebbe successa con o senza una nuova proprietà. Internet sta trasformando ogni elemento del business dell’informazione: un ciclo di news più breve, il venir meno di fonti un tempo affidabili e l’apertura a nuovi tipi di competizione […]. Non c’è una mappa e il percorso di fronte a noi non sarà semplice. Avremo bisogno di inventare e quindi sperimentare.
Bezos spiega che l’unico punto saldo sono i lettori: bisognerà partire dai loro interessi e camminare a ritroso per costruire un modello che ne sposi al meglio le aspettative ed i desideri. Di qui nasceranno le opportunità.
La famiglia Graham, da tempo vicina a Bezos per amicizie personali e per i contatti intessuti attorno al mondo Kindle, si felicita per la cessione poiché avviene con uno dei migliori CEO degli Stati Uniti, un uomo di tecnologia e probabilmente una delle poche speranze per trovare la chiave di rilancio del quotidiano. Per i Graham è tanto una questione economica quanto, evidentemente, una questione affettiva: Bezos è visto come l’uomo in grado di dare risposte convincenti su entrambi i fronti e la stretta di mano ha così sancito l’avvenuto affare.
Il Washington Post ha pertanto deciso di sfuggire a quello che vede come un vicolo cieco: la crisi economica ha stretto il cappio attorno al settore e la fuga dall’ineluttabile è questione di scelte determinanti. La famiglia Graham ha preso la decisione che considera migliore ed il Washington Post spera possa essere la scelta giusta. Jeff Bezos, l’uomo che ha recuperato dall’oceano i motori che portarono l’uomo sulla Luna, l’uomo dell’orologio senza fine, è pronto ad una nuova sfida impossibile.