Una volta all’anno, nella sua lettera agli azionisti, Jeff Bezos dà un pezzo della sua visione aziendale, che è anche una filosofia. La versione di quest’anno è particolarmente brillante, e anche se non ci sono notizie particolari a proposito di BlueOrigin e l’intenzione di concentrarsi sulle missioni commerciali spaziali piuttosto che sull’azienda fondata a Seattle più di vent’anni fa, si intuisce che il secondo uomo più ricco del mondo comincia a pensare al “dopo”. La prima regola perché Amazon prosperi sempre anche in futuro, secondo Bezos, è prevenire ogni decadenza rifiutando il “secondo giorno” delle cose.
Un atteggiamento costantemente da startup, si potrebbe dire, con quel suo motto disagree and commit che fa parte dei punti principali dell’azienda, sparsi sui muri di tutti i centri di distribuzione e le sedi di Amazon in tutto il mondo. Nella sua lettera Bezos spiega che identifica il Day 2 come il declino e conseguente morte, quindi tutto sta a mantenere la vitalità dell’esordio anche in una grande organizzazione. Le tecniche sono notissime, costituiscono ormai uno storytelling amazoniano che alcuni considerano geniale, altri invece criticano pesantemente tanto da considerare Bezos il peggiore boss del mondo (secondo la confederazione mondiale dei sindacati): ossessione per il cliente, processi decisionali veloci, un certo scetticismo costruttivo sulle deleghe, passione per le tendenze.
La lettera si divide in questi tre capitoli (Resistenza alle deleghe; Abbracciare le tendenze; Decisioni ad alta velocità), con all’interno una serie di intuizioni ed esperienze di grande intensità. La somiglianza con quanto sentito da Diego Piacentini qualche mese alla Bocconi non deve sorprendere nessuno: l’ex manager milanese, oggi a capo del Team Digitale al palazzo Chigi, è una delle persone che per più tempo e con maggiori risultati hanno lavorato insieme a Bezos e ne hanno interpretato i princìpi. In quell’occasione, Piacentini aveva sciorinato sette consigli più un suggerimento di lettura agli startupper premiati dall’Università. Anche nella lettera di Bezos ci sono alcune chicche, che fanno capire come il fondatore abbia chiaro in testa cosa deve fare Amazon per funzionare, che lui resti on board oppure si dedichi totalmente, in futuro, allo spazio vendendo le sue azioni.