Le porte di Sunnyvale sono aperte. Steve Ballmer si è trovato respinto quando aveva oltre 45 miliardi di dollari nel portafoglio, ora potrebbe ripresentarsi con molto meno ed essere accolto a braccia aperte. L’invito è già stato mandato e la firma è quella di Jerry Yang, fondatore ed attuale CEO del gruppo.
Nelle ultime ore la vicenda ha subito una improvvisa accelerazione: Google ha abbandonato l’accordo con Yahoo evitando ogni braccio di ferro con le autorità antitrust. L’accordo con Mountain View era l’ultimo salvagente disponibile: Yahoo si trova in una difficile situazione societaria, con un mercato in depauperamento e con un contesto economico quantomeno difficile. A questo punto non c’è altra alternativa se non invocare il ritorno di Microsoft, unico gruppo autenticamente interessato agli asset Yahoo.
Jerry Yang, parlando al Web 2.0 Summit di San Francisco, ha pubblicamente espresso il proprio rammarico: «Siamo dispiaciuti per il fatto che Google non abbia difeso questo accordo». Poi il plateale invito a Steve Ballmer: «Ad oggi devo dire che comprare Yahoo sia nel migliore interesse di Microsoft. Non penso sia una cattiva idea dopo tutto… al giusto prezzo, qualunque sia il prezzo, saremmo disposti a vendere la compagnia. Siamo pronti a negoziare». Microsoft, però, in passato ha spazzato via ogni ipotesi di accordo ed ora dovrebbe tornare sui propri passi.
Il vantaggio per Microsoft è indubbio: il prezzo oggi sarebbe molto minore rispetto a pochi mesi prima (il valore delle azioni è caduto a causa dei noti svarioni della borsa) ed il coltello è ora completamente con il manico nelle mani di Ballmer. Yahoo, da parte sua, non può che aprirsi alla controparte lasciando aperta soltanto un’ultima alternativa: su AOL Yang non commenta e ricorda come un accordo avrebbe un suo senso compiuto.
La palla passa ora al CEO Microsoft. Una reazione immediata alle provocazioni di Yang non è scontata: Ballmer potrebbe temporeggiare per capire come si stia muovendo l’economia e soprattutto per verificare quali possano essere i reali contatti tra Yahoo ed AOL. Il tempo è sempre stato dalla parte di Redmond, fino ad ora: l’attesa ha avvicinato sempre di più Yahoo ed ha costretto Google a sbilanciarsi per fare ostruzionismo. Ora c’è un Eric Schmidt in odore di incarichi istituzionali (voce in auge fin da quando il CEO Google si è espresso pubblicamente a favore di Obama) ed uno Steve Ballmer pronto a chiudere la trattativa con Yahoo al momento più opportuno.
In borsa Yahoo ha chiuso a +4.27%, ma in giornata nuovi sussulti potrebbero riportare nuovamente in crescita il valore di azioni che, nel giro di un periodo relativamente breve, potrebbero passare di mano trovando rinnovato valore dopo il tracollo delle ultime settimane.