Se fosse stato italiano di certo avrebbe scaramanticamente pensato che cose simili ti allungano la vita, ma essendo americano non è dato sapere se Steve Jobs abbia preso con troppo umorismo la pubblicazione del proprio coccodrillo di 17 pagine su Bloomberg News (che Gawker riporta per intero).
Certo non a tutti è dato di conoscere in anticipo cosa verrà detto di sè dai media dopo la propria morte. E ne ha avute di cose da leggere Jobs nelle 17 pagine di coccodrillo che accludevano anche un elenco delle persone da contattare per interviste o commenti. Nomi come Bill Gates, Nolan Bushnell, Paul Otellini, Steve Wozniak, Bob Iger, Al Gore e Eric Schmidt, con accanto ad ognuno la motivazione per la quale possono parlare del defunto.
Com’è noto le redazioni dei grandi giornali quotidiani hanno sempre pronti articoli che riassumono la vita delle grandi personalità dell’attualità in caso di morte improvvisa e per averli sempre pronti devono anche aggiornarli con una certa frequenza. Proprio durante una fase di aggiornamento della biografia mortuaria di Steve Jobs per errore l’articolo è stato pubblicato.
E anche se il sito ha prontamente levato la notizia dall’home page in molti hanno fatto in tempo a leggerla e rimanerne sconvolti. L’incidente infatti è arrivato forse nel momento peggiore. È peraltro noto come la salute di Jobs e lo stato del suo carcinoma al pancreas siano oggetto di dibattito nel mondo finanziario.
Negli ultimi mesi il CEO di Apple è apparso molto dimagrito ed emaciato nonostante ad una personalità del suo calibro, padre padrone di una delle compagnie più importanti del pianeta e mente della grande rivoluzione musicale degli ultimi 5 anni, non sia concesso dare adito a simili sospetti.
Un’eventuale dipartita di Steve Jobs causerebbe sicuramente un colossale tonfo in borsa del titolo Apple, mandando in fumo i soldi dei molti investitori. È noto infatti che tutti i traguardi raggiunti dall’azienda dal 1997 (anno del ritorno di Jobs al timone) ad oggi sono merito suo e non è chiaro cosa potrebbe succedere ad un’azienda così arroccata in una gabbia dorata come la Apple in un eventuale dopo-Jobs. Il problema comunque non si pone: il “coccodrillo” rimane un “coccodrillo”, Steve Jobs è ancora qui.