In una lettera aperta, apparsa sul sito della Apple, Steve Jobs (CEO di Apple Inc) ha espresso la sua opinione sui DRM. I sistemi anticopia della musica venduta online.
Jobs, nella lettera, afferma che secondo Lui se non ci fossero i DRM, la gente comprerebbe maggiormente musica online. Inoltre nella lettera esprime il suo disappunto alle critiche arrivate dall’Europa. Critiche, secondo Jobs, corrette ma che andrebbero indirizzate alle Major e non ad Apple. Scrive che in Europa sono presenti 2 e mezzo delle maggiori etichette mondiali. Universal di proprietà Vivendi (Francia), EMI (inglese) e Sony BMG (per metà tedesca).
Sempre nella lettera esprime le possibili soluzioni:
- Continuare con l’attuale sistema “chiuso“;
- Concedere in licenza Fairplay (la tecnologia DRM di Apple);
- L’abolizione totale dei DRM;
A sostegno del primo punto cita come esempi Microsoft e Sony. Mentre per il secondo punto, secondo Jobs, si indebolirebbe la sicurezza di Fairplay. La terza soluzione invece è l’argomento della lettera. Jobs spiega che i CD non sono protetti in alcun modo e una volta acquistato un cd, l’operazione per inserirlo in rete è semplice e veloce. Quindi, sempre secondo Jobs, anche la musica acquistata in rete dovrebbe essere libera.
Dopo la lettera di Jobs, in rete sono comparse numerose dichiarazioni e opinioni autorevoli. Oltre, ovviamente, ai commenti degli utenti.
In Italia è subito emerso il comunicato di Altroconsumo con cui si chiede l’intervento dell’Antitrust. La Norvegia ha risposto alla lettera di Jobs con una lettera al sito MacNN. Sicuramente, in questa intervista, la frase più significativa è: “Jobs passi dalle parole ai fatti!”. Anche sul fronte Microsoft non sono mancate le risposte. Il responsabile del marketing di Zune (l’ecosistema in concorrenza con iPod), Jason Reindrop, ha espresso il suo parere in un’intervista al New York Times (accessibile ai registrati). In tale intervista critica Jobs affermando che le sue frasi sono delle ovvietà.
A tutte queste risposte si aggiunge quella dell’ultima ora della FIMI. In un intervista apparsa su Vision Blog, il presidente della FIMI Gabriele De Palma afferma:
Steve Jobs omette il fatto che le case discografiche non hanno mai chiesto che i Drm fossero chiusi […] Anzi, noi abbiamo più volte esplicitamente richiesto che i Drm fossero interoperabili, e quindi che venissero rese pubbliche le specifiche tecniche per permettere a tutti di abilitare i loro lettori musicali al formato Apple o Microsoft […] Alle case discografiche i Drm servono esclusivamente come strumento per la gestione dei diritti d’autore, per sapere quante copie vengono vendute e come ripagare gli autori. Il fatto che i Drm implementati nei negozi online non siano interoperabili è un danno per l’industria musicale, limita la circolazione di opere dell’ingegno che vengono vincolate al player di riferimento dello store musicale
Sicuramente la lettera di Jobs ha creato un polverone. Alcuni sono concordi a tale iniziativa (se applicata), mentre altri criticano le sue affermazioni. Sicuramente Jobs ha parlato di un tema caldo. Bisogna rimanere ad osservare quali saranno i provvedimenti. La FIMI esprime il suo disappunto alle parole di Jobs, perché secondo Loro i DRM servono per proteggere i diritti d’autore ma desiderano che essi siano interoperabili fra i vari riproduttori musicali.
Le parole di Jobs, in alcuni punti sono contraddittorie, perché effettivamente concedere in licenza Fairplay non indebolirebbe il sistema. Ma è anche vero che in questa situazione l’abolizione dei DRM, sicuramente andrebbe a svantaggio dell’ecosistema iPod – iTunes.
Ma in questa situazione sicuramente emerge un’altra considerazione sull’azione di Jobs. Negli ultimi anni ci ha sempre abituati ad uscite ad effetto e clamorose ma molte volte vincenti. Probabilmente l’abolizione dei DRM, anche se a prima vista creerebbe una perdita per Apple, è probabile che si rivelerebbe vincente sul periodo successivo. Apple potrebbe recuperare le eventuali perdite con l’acquisizione di nuovi clienti e con il futuro ecosistema dell’iPhone. In questa situazione nessuno ha citato l’iPhone! E’ possibile che Apple punti ad una nuova strategia, basata sull’iPhone, anche perché l’iPod ormai ha una base d’installato ampia e questa apertura non lo danneggerebbe molto.