È una giornata di rivelazioni sibilline per Apple e, stranamente, a sbottonarsi è il più riservato di tutti i personaggi che animano Cupertino: Jonathan Ive. Il designer, impegnato in una breve intervista per il New York Times al margine di alcuni interventi dedicati al CEO Tim Cook, ha lasciato intendere l’imminente arrivo di nuovi materiali e altrettanti form factor. Un assaggio di quel che iPhone 6 e iWatch potranno essere?
È abbastanza insolito che Jony Ive si conceda alle interviste, lo è ancor di più il conseguente desiderio di lanciare qualche indizio sul futuro della mela morsicata. Eppure, in quattro brevi domande apparse sulla stampa a stelle e strisce, il simbolo dell’estetica targata mela morsicata si lascia andare. Certo, sempre nella limitatezza delle informazioni al contagocce cui Apple ha abituato la propria utenza, ma quanto basta per avviare una tornata di rumor e indiscrezioni.
Si parte da “nuovi materiali”, sui quali Ive starebbe lavorando ormai da anni e quindi pronti a fare la loro trionfale apparizione sul mercato. Dei materiali che andranno a comporre dei “prodotti completamente nuovi”, di cui non è dato maggiormente sapere.
«Mi piacerebbe parlare delle cose future, dei materiali su cui non abbiamo mai lavorato prima.»
Quali siano materiali e aree a cui il designer fa riferimento non è ufficialmente dato sapere, ma si può ipotizzare come il riferimento sia agli ormai ben noti vetri in cristallo di zaffiro e alla possibilità di includere il Liquidmetal, un metallo particolarmente malleabile concesso in licenza esclusiva ad Apple, nelle scocche dei futuri iDevice.
Sempre sulle scelte produttive, Ive spiega come Apple abbia sempre accettato la sfida di cercare nuovi materiali e nuovi form factor, capaci di sbaragliare la concorrenza sul mercato e di andare incontro alle esigenze dei consumatori. E fra le tante competizioni vinte, quella del PowerBook G4, un laptop del passato con inserti in titanio. In particolare, il passaggio dalla plastica al metallo ha costretto la Mela a una vera e propria rivoluzione.
«Vi erano diverse sfide dal punto di vista ingegneristico: come il computer avrebbe potuto funzionare in un nuovo materiale, il titanio. Questo significa che abbiamo dovuto riprogettarlo completamente, trovare nuovi partner con cui lavorare, assumere un’intera nuova organizzazione.»
Forse non ancora pago, il designer tiene poi a precisare velatamente la differenza tra Apple e i suoi rivali. La società di Cupertino non lancia device in poco tempo, moltiplicando all’infinito la sua linea. L’azienda si focalizza sul prodotto, sui singoli dettagli, sul funzionamento privo di intoppi: solo quando si rasenta la perfezione, un dispositivo viene presentato al pubblico. Un obiettivo, quello delle perfezione, che pervade l’azienda senza esclusione alcuna, senza differenze di ruoli, giochi di autorità o quant’altro:
«Vorrei poter comunicare in un modo migliore questa verità: non è una banalità essere davvero focalizzati sul prodotto. Quando il reale motivo per cui si entra nello studio è creare il miglior prodotto possibile, quando questo diventa prioritario su tutto il resto, è notevole come insignificanti e irrilevanti diventino le altre cose. Titoli o strutture organizzative non sono le lenti con cui guardiamo i nostri pari.»