L’annuncio arriva sottovoce, con un semplice post, ma fa molto rumore: Joost, il famigerato “Venice Project” che prometteva di rivoluzionare la fruizione video in Rete, ha alzato bandiera bianca. Un passo indietro, mascherato da una riorganizzazione interna, sigilla la sconfitta di un’idea nata come software, proseguita come servizio e terminata verso una ennesima reinvenzione improvvisata.
Joost è nato dal duo Niklas Zennstrom e Janus Friis: coloro i quali hanno creato e venduto Kazaa, coloro i quali hanno creato e venduto Skype, hanno creato e fallito con Joost. Il contenitore ha mai avuto contenuti, il player ha mai raccolto utenza, ed a issare bandiera bianca è oggi il CEO Mike Volpi: «Oggi abbiamo deciso di apportare alcuni cambiamenti a Joost. In questi momenti di difficoltà economiche è sempre più difficile operare in modo indipendente come piattaforma video supportata da pubblicità. Per posizionarci bene per il futuro, stiamo cercando nuove modalità di revenue per Joost». Tutto si ridurrà ad una piattaforma tecnologica, continuando con obiettivi decisamente ridimensionati ed operando sostanziali tagli al personale. Per tutti ci sono apprezzamenti e ringraziamenti, ma il team si riduce all’osso senza ulteriori indicazioni specifiche. Lo stesso Volpi passa contestualmente da CEO a portavoce, e la fuga dal gruppo sembra così completa.
Difficile capire cosa Joost andrà ad essere, ma la certezza è nei 50 milioni di dollari raccolti nel tempo ed oggi sostanzialmente andati in fumo: la concorrenza ha avuto la meglio, Hulu ha imposto un nuovo modello mentre YouTube domina senza andare in attivo. Non sembra insomma esserci spazio ulteriore per lo sviluppo di un’idea che non ha saputo dimostrare alcunché dal 2007 ad oggi.
Recentemente si era ipotizzata la soluzione di una cessione, con Zennstrom e Friis interessati a recuperare almeno parte del capitale per poterlo reinvestire in un clamoroso ritorno in Skype. Se quest’ultimo rumor troverà concretezza, non sarà però grazie a Joost: il brand è ormai svuotato di significato e di valore commerciale. Il post di commiato ha il sapore dell’ultimo giorno di scuola mentre ancora risuonano le fanfare che avevano accompagnato le promesse rivoluzionarie di Joost, delle sue beta release e dei suoi primi giorni online.
Tutto tace, nel frattempo, sul lato Babelgum. I due gruppi sono nati come facce della stessa medaglia, uniti nella sorte ma differenti nella proprietà. La caduta di Joost potrebbe ora essere un segnale negativo anche per la concorrenza.