È stato arrestato a Londra e dovrà rispondere dell’accusa di violenza carnale. È l’uomo più odiato dai politici di tutto il mondo, senza distinzioni fra democrazie e regimi totalitari. Ma probabilmente il Time lo eleggerà “personaggio dell’anno” nella copertina più desiderata del pianeta.
Basta dare un’occhiata alla classifica, in costante aggiornamento, del giornale per renderci conto come solo Lady Gaga, qualcuno dice anche Mark Zuckerberg, potrebbe insidiare la vetta di preferenze dei lettori. La redazione, però, ha spiegato con un tweet che tutto deve ancora essere deciso, assicurando in ogni caso che il nome non è stato levato dalla rosa dei candidati, come inizialmente si era pensato dopo il suo arresto.
Il tasso di gradimento verso questo ex hacker under 40, ambiguo ma anche coraggioso e indubbiamente intelligente, sembra salire di settimana in settimana, di rivelazione in rivelazione, di attacco in attacco. Più cercano di colpire lui, più Wikileaks guadagna consenso.
Anche se non potrà uscire di galera prima del 14 dicembre (la domanda di cauzione è stata rigettata), guardando i numeri pare proprio che sarà lui il successore di Barack Obama nell’ultimo numero di dicembre. Una bella beffa, visto che il presidente USA ha biasimato in più occasioni il comportamento di Assange.
I prossimi saranno dunque giorni di battaglia, legale e informatica: alcuni hacker hanno già attaccato i siti delle aziende colpevoli di aver abbandonato Wikileaks. Una scelta che un ottimo giornalista del Web 2.0 come Vittorio Zambardino ha commentato così:
L’occidente avrebbe dovuto finanziare Assange, perché creasse reti simili in Russia, Cina, Iran, veri e propri nuclei di resistenza e di sovvertimento civile delle dittature sulla base delle armi di informazione di massa. Altro che imitare gli stati canaglia dove i giornalisti sono uccisi e i blogger incarcerati. Una parola a parte per le aziende “Internet”, come Amazon, Paypal e altre che in questi giorni hanno contribuito a stringere la morsa attorno a Wikileaks. Gli utenti della rete dovrebbero fare un pensiero, su quanto meritino ancora, queste organizzazioni, la fiducia di noi consumatori e delle nostre carte di credito.
Ancora meglio però le parole dello stesso Assange, che ha pubblicato sull'”Australian” un lungo articolo in cui, già sapendo di essere in procinto di arresto, ha difeso la sua creatura e quello che lui ritiene essere un nuovo tipo di giornalismo:
Di fatto, Wikileaks ha dato vita a un nuovo tipo di giornalismo, il giornalismo scientifico. Noi lavoriamo con altri organi d’informazione per dare le notizie ma anche per dimostrare che sono vere. Il giornalismo scientifico consente di leggere una notizia d’attualità e poi andare in rete e vedere, con un click, il documento originale su cui si basa. In questo modo si può giudicare da soli: questa notizia è vera? Il giornalista l’ha riferita con esattezza? Le società democratiche hanno bisogno di mezzi d’informazione forti, e Wikileaks è uno di questi. Essi contribuiscono a far sì che i governi rimangano onesti. Wikileaks ha rivelato alcune scomode verità sulle guerre in Iraq e in Afghanistan e ha divulgato per primo le notizie sulla corruzione delle grandi multinazionali.
L’articolo integrale, tradotto in italiano, è su Internazionale. Cosa ne pensate? Il suo è solo web-journalism o qualcosa di diverso?