La sfida fra le piattaforme di streaming si gioca anche, e soprattutto, sul fronte delle esclusive con gli artisti del momento. E mentre Apple è riuscita negli ultimi mesi a stringere degli importantissimi accordi, primo fra tutti quello con Taylor Swift, vi è chi si allontana dai rassicuranti lidi di Cupertino. Si tratta di Kanye West, un artista non nuovo alle polemiche, il quale ha annunciato pubblicamente di voler abbandonare i servizi targati mela morsicata.
Kanye West, rapper nonché marito di Kim Kardashian, è da tempo assoldato nella lunga schiera di artisti co-proprietari di Tidal, la piattaforma di streaming rinnovata da Jay-Z. E sebbene il servizio non sembra aver ancora raggiunto la popolarità di alternative come Spotify e Apple Music, gli artisti coinvolti naturalmente colgono ogni occasione per sponsorizzarlo. Così, in occasione del lancio del nuovo disco “The Life of Pablo”, West ha sentenziato sui social network come l’opera “non sarà mai da Apple”.
Il mio album non sarà mai mai mai su Apple. E non sarà mai in vendita. Lo potrete ascoltare solo su Tidal.
Una dichiarazione più che evidente, ma non è però tutto. Non solo Kanye ha deciso di evitare lo streaming di Apple Music, una piattaforma che ha già conquistato la metà degli utenti paganti di Spotify in soli sei mesi, ma nemmeno su iTunes Store. Un fatto che potrebbe pregiudicarne la distribuzione, così come l’andamento in classifica, considerato come iTunes Store sia il leader mondiale, nonché incontrastato, della vendita di musica.
Al momento, così come riferisce AppleInsider, non vi sono indicazioni precise sulla durata di questa partnership in esclusiva con Tidal, ma i “never” proferiti dal rapper sono più che esemplificativi. I fan, tuttavia, su Twitter si sono domandati se questa scelta non sia controproducente, poiché non tutti si dichiarano pronti a un abbonamento al servizio e, di conseguenza, il rischio è che alcuni ascoltatori si affidino alla pirateria. Sebbene dal punto di vista delle aziende le esclusive hanno grandi ritorni d’immagine, da quello degli utenti è più indicata la differenziazione: maggiore la disponibilità su piattaforme diverse, minore l’illegalità di ritorno.