Il selfie prima dei selfie. Il lavoro di Karl Baden ha ben poco a che vedere con l’abnorme volume di autoscatti che ogni giorno vengono riversati online da milioni di utenti. È un’esplorazione della propria identità attraverso la sua immagine esteriore, una rappresentazione quotidiana e quasi asettica di se stessi, al fine di indagarne i cambiamenti in modo ossessivo. È l’uomo che da 30 anni fotografa il proprio volto, ogni giorno: sempre con la stessa fotocamera, sempre con la stessa ottica (un obiettivo fisso da 35 mm), sempre con la stessa espressione.
Il progetto si chiama Every Day e ha anche una valenza artistica. Non a caso il primo scatto è stato realizzato il 23 febbraio 1987, all’indomani della morte di Andy Warhol. Nel corso di tre decenni le foto sono state esposte a Boston, New York e in altre città degli Stati Uniti. Per dare continuità alla serie, Baden ha scelto di mantenere per quanto possibile il proprio viso inalterato, senza mai far crescere barba né baffi e non cambiando capigliatura. In questo modo, l’inesorabile azione del tempo è il solo fattore che costituisce una variabile in ciò che impressiona la pellicola. La definizione che meglio descrive la sua natura è forse quella fornita da Howard Yezerski, gallerista che in due occasioni ha ospitato l’esposizione.
Ciò che rende il lavoro efficace è il suo riflettere una serie di temi universali, dalla morte all’ossessione nel voler tramandare una raffigurazione di se stessi, in qualche modo. È personale e comune a tutti, al tempo stesso. Registra una vita o, almeno, un aspetto di essa con il quale chiunque può entrare in relazione, perché siamo tutti sulla stessa barca. Tutti, prima o poi, moriremo.
Lo stesso Baden afferma che realizzare gli autoscatti è ormai diventata un’azione quotidiana, quasi involontaria.
È come lavarsi i denti. Semplicemente, scatto la foto e proseguo nella mia giornata. Non è un rituale sacro né altro di questo tipo.
Un’ossessione alla quale non si può sottrarre. Nonostante gli sforzi e il tentativo di ridurre al minimo le variazioni tra una foto e l’altra, la ricerca della perfezione è sempre vana.
Sebbene io cerchi di rendere ogni scatto uguale al precedente, fallisco inesorabilmente. C’è sempre qualcosa di leggermente diverso, che non ha nulla a che fare con l’invecchiamento.
Baden, oggi 64enne docente al Cambridge College, racconta come lavorare al progetto l’abbia aiutato a elaborare un periodo difficile della propria vita, quando sottoponendosi a pesanti terapie per curare un cancro, nel 2001, ha visto il proprio volto cambiare repentinamente. Una curiosità: in 30 anni ha mancato un solo appuntamento con la fotocamera, il 15 ottobre 1991. Il motivo? Una banale dimenticanza.