Dopo Google, un altro gigante del mondo digitale dice di no alla SOPA: trattasi di Kaspersky, gruppo attivo nel mondo della sicurezza informatica. Kaspersky nella fattispecie ha annunciato di voler abbandonare la Business Software Alliance, coalizione che comprende numerosi colossi dell’industria statunitense che ha ultimamente appoggiato la proposta di legge contro la pirateria online attualmente in discussione presso il Congresso degli Stati Uniti d’America.
«Kaspersky Lab intende chiarire che l’azienda non intende partecipare all’elaborazione ed alla discussione della SOPA e non ha intenzione di supportarla»: con questa frase estratta da un comunicato ufficiale del gruppo statunitense è possibile dunque riassumere la posizione dello stesso, il quale preferisce quindi fare un passo indietro per alzare le mani dinanzi ad una proposta che potrebbe essere «controproducente per l’interesse pubblico», abbandonando la BSA a partire dal prossimo 1 gennaio.
Kaspersky, del resto, non è il primo e non sarà certamente l’ultimo nome dell’industria high-tech d’Oltreoceano ad opporsi al provvedimento che intende mettere nelle mani del Dipartimento di Giustizia una nuova arma nella lotta alla pirateria online, permettendo a quest’ultimo di dettare legge nei confronti di ISP, fornitori di servizi online e motori di ricerca, bloccando siti web ritenuti sospetti senza che un qualche giudice possa aver messo una sentenza che condanni definitivamente tali portali.
Il provvedimento Stop Online Piracy Act, insomma, fa già discutere al punto di aver creato due schieramenti opposti: da un lato vi sono le aziende operanti nel Web, le quali si ritroverebbero una vera e propria “spada di Damocle” sulla testa e sarebbero così costretti a rivoluzionare il proprio modus operandi per rispondere ai nuovi dettami del DOJ; dall’altro invece le major discografiche e cinematografiche chiedono maggiore tutela per il diritto d’autore, suggerendo nuove proposte di legge che possano rappresentare una svolta nella lotta alla pirateria.