A partire da oggi, 28 maggio 2018, in Kenya non è più possibile pubblicare né distribuire alcun tipo di filmato senza aver prima ottenuto un’esplicita autorizzazione da parte del KFCB (Kenya Film and Classification Board). Una restrizione che prende di mira anche i social network e qualsiasi altra piattaforma attiva online, che avrà ovviamente pesanti ripercussioni sulle modalità di fruizione della Rete e che rischia di averne sulla libertà d’espressione in tutto il paese.
I trasgressori potranno andare incontro a incarcerazione per un periodo massimo di cinque anni o ricevere una sanzione pecuniaria fino a 100.000 KSH (equivalenti a circa 850 euro). Ezekiel Mutua, amministratore delegato del KFCB, ha sottolineato come la normativa faccia riferimento a ogni tipo di video, inclusi quelli registrati tramite i dispositivi mobile e poi messi a disposizione per la visione pubblica, anche attraverso piattaforme social o siti Web. Lo stesso ente ha proposto lo scorso anno l’introduzione di una legge strutturata in modo tale da impedire l’utilizzo di pseudonimi o nickname dietro ai quali nascondere la propria reale identità.
https://www.facebook.com/infokfcb/photos/a.931973890218497.1073741830.466249810124243/1765360566879821/
Rimane da capire come il KFCB abbia intenzione di monitorare l’attività dei quasi 50 milioni di kenyoti e con quali strumenti. Come già detto, la nuova misura non si applica solamente alle testate giornalistiche o agli addetti ai lavori, come conferma la risposta fornita su Twitter a un utente che chiede “Per registrare un video con il mio smartphone e pubblicarlo su Facebook, Twitter o Instagram ho bisogno dell’autorizzazione?”.
Se l’intenzione è quella di distribuirlo o esibirlo al pubblico, l’autorizzazione è obbligatoria.
La stampa internazionale parla di un evidente passo indietro per la libertà d’espressione nel paese africano, equiparando l’obbligo di ottenere un’esplicita autorizzazione per lo sharing dei filmati a una vera e propria forma di censura.