La NASA ha impartito l’ultimo comando a Kepler, cioè interrompere le comunicazioni con la Terra. L’agenzia spaziale statunitense ha dato letteralmente la buonanotte al cacciatore di pianeti, come si legge in un iconico Tweet. Il perché lo abbiamo già spiegato, ha esaurito le scorte di idrazina dopo aver trascorso gli ultimi nove anni nello spazio, dove ha scoperto migliaia di esopianeti, cioè pianeti distanti anni luce da noi, situati al di fuori del nostro Sistema Solare.
Il giorno in cui è stato impartito l’ultimo comando coincide con il 388esimo anniversario della morte dello scienziato Johannes Kepler, da cui prende il nome, proprio colui che illustrò le leggi che regolano il movimento dei pianeti.
Farewell, planet hunter. Last night, the @NASAKepler space telescope received its final set of commands to disconnect communications with Earth. The “goodnight” commands were sent on the anniversary of the death of the mission’s namesake, Johannes Kepler: https://t.co/dhUCmKmvqW pic.twitter.com/TKkSk0EQ7C
— NASA Exoplanets (@NASAExoplanets) November 16, 2018
In particolare questo comando è stato inviato dal Laboratory for Atmospheric and Space Physics (LASP) dell’Università del Colorado. La squadra ha disabilitato sia il sistema di sicurezza che le comunicazioni, spegnendo proprio i trasmettitori.
Non è stato proprio semplice impartire questi comandi, perché Kepler ruota leggermente su sé stesso ed è a 151 milioni di chilometri dalla Terra. Nove anni di dati sono comunque tantissimi e saranno studiati ancora per molto tempo. Era il 7 marzo 2009 quando Kepler fu lanciato, con un vettore Delta II dalla Cape Canaveral Air Force Station, mentre a bordo aveva circa 12 chili di idrazina, il combustibile utilizzato per il controllo orbitale e d’assetto dei satelliti.
Gli scienziati avevano previsto una missione di poco più di tre anni, ma la NASA era certa che la quantità di carburante prevista inizialmente sarebbe stata sufficiente per almeno sei anni. In un primo momento infatti si ritenevano sufficienti almeno 7-8 chilogrammi di carburante, ma il serbatoio era così capiente che il team di ingegneri decise di riempirlo completamente. La longevità di questa missione quindi è tutto merito della loro intuizione. Ora non resta che monitorare il telescopio: buonanotte Kepler.