Kim Dotcom non si da per vinto: nonostante le continue accuse da parte delle autorità, infatti, il fondatore di Megaupload continua a proclamare la propria innocenza, evidenziando una serie di errori da parte degli enti in gioco che ritiene siano la dimostrazione di come l’intera operazione abbia avuto esclusivamente una matrice politica. Dotcom, insomma, respinge le accuse al mittente e continua a lottare affinché venga dimostrata la propria innocenza.
In un’intervista concessa a TorrentFreak, l’ex numero uno di Megaupload mette in luce dunque una serie di errori e di attacchi infondati, basati su fatti mai accaduti oppure compresi in maniera errata dalle autorità. Un esempio ne è l’accusa mossa nei suoi confronti circa la distribuzione di una canzone appartenente al cantante 50 Cent, caricata presso i server della società dallo stesso Dotcom ed inviata al CTO dell’azienda via email: sebbene le autorità sostengono che si tratti di una violazione diretta delle leggi vigenti in materia di copyright, il fondatore del cyber locker ha tenuto a precisare che la canzone è stata regolarmente acquistata e che sia stata caricata esclusivamente al fine di testare un nuovo strumento di upload, senza tuttavia che la stessa sia stata scaricata da altri utenti.
Kim Dotcom ha poi passato in rassegna le accuse relative a possibili azioni da parte di Megaupload volte ad ostacolare le operazioni di rimozione dei file protetti dal diritto d’autore da parte delle major. Il tutto, però, secondo Dotcom lascerebbe da parte una serie di dettagli di assoluta importanza, quali ad esempio il fatto che Megaupload abbia fornito un simile servizio di propria volontà e non perché costretta dalla legge, oppure la concessione nei giorni successivi alla richiesta dell’aumento della soglia quotidiana concessa alle major, con Warner che è riuscita così a passare dai precedenti 5000 file rimovibili al giorno a ben 100 mila. Una cifra, questa, che ha permesso all’etichetta di arrivare ad un totale di circa 2 milioni di file rimossi dai server di Megaupload, contro i 127 mila raggiunti da Disney, seconda in questa speciale classifica.
Dotcom ha quindi citato le parole di Google dei giorni scorsi, evidenziando come il DMCA obblighi i fornitori di simili servizi esclusivamente alla rimozione dei link per il download dei file e non alla cancellazione degli stessi dai server. Ma non solo: nonostante le continue richieste inviate ai vertici di Megaupload per la rimozione di contenuti, le principali major hanno anche frequentemente richiesto informazioni circa possibili partnership con l’azienda, dimostrandone così la bontà e soprattutto la natura volta a fornire servizi che non infrangano la legge. L’elenco degli abbonati, poi, include al proprio interno una lunga serie di nomi relativi a personalità di spicco della scena politica statunitense, soldati e membri delle principali case discografiche e cinematografiche.
Il caso Megaupload, visto dal suo fondatore, ha dunque tutta l’aria di essere esclusivamente un’operazione messa in atto esclusivamente sulla base delle richieste mosse dalla MPAA, con la Casa Bianca che avrebbe accettato di procedere nei confronti del digital locker per ottenere nuovi punti nella corsa alle elezioni che si terranno negli USA nel corso del prossimo mese di novembre. Dotcom, insomma, non solo rigetta le accuse al mittente ma punta il dito contro i piani alti della politica a stelle e strisce, con parole piuttosto forti che potrebbero trovare eco in futuro.