Tutto come atteso: gli Stati Uniti hanno chiesto alla Nuova Zelanda l’estradizione per Kim Dotcom ed i suoi compagni d’avventura. Tutto come atteso perché è questo l’obiettivo perseguito dalle autorità fin dall’inizio: gli USA volevano poter avere in mano il re dei pirati di tutto il mondo per poterlo giudicare secondo la propria legge e dare un esempio all’intero settore.
Obiettivo peraltro quasi raggiunto: dopo il sequestro dei server di Megaupload sono state già molte le chiusure da parte di coloro i quali, temendo una sorte simile a quella di Kim Dotcom, hanno preferito alienare volontariamente i propri server da upload e download pirata. Ma ora per gli Stati Uniti è venuto il momento di porre fine alla vicenda secondo il piano prestabilito e la richiesta di estradizione fa parte del percorso da intraprendere.
Gli USA avrebbero depositato le proprie carte in data 2 marzo. Quattro i nomi indicati nella richiesta: Kim Dotcom, il responsabile primo dei progetti Megaupload e Megavideo; Finn Batato, chief marketing officer di Megaupload; Mathias Ortmann, co-fondatore di Megaupload; Bram van der Kolk, il braccio tecnico del team. Per ognuno l’accusa è quella di “mega cospirazione” e su ogni capo ricade parte della responsabilità per l’attività pirata intrapresa a danno delle grandi corporation del copyright (tutte attive sotto bandiera USA).
Il primo appuntamento è fissato in tribunale per il mese di agosto e soltanto in quel contesto sarà possibile capire quali possano essere i tempi del processo. Kim Dotcom per ora rimane in libertà su cauzione presso la propria residenza neozelandese e da più parti v’è il timore per cui possa attingere ad un qualche tesoretto segreto con il quale organizzare una fuga verso paesi privi di estradizione. Gli imputati si dichiarano innocenti, ma questo è un fattore terzo al momento non all’ordine del giorno: la prima cosa da stabilire sarà chi abbia il diritto di processare le colpe di Megaupload.
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