Nel corso della sua prima intervista dopo l’arresto, Kim Dotcom è sembrato tutt’altro che arrendevole. Il fondatore dell’impero Megaupload, e proprietario della totalità di Megavideo, spiega infatti di aver pensato a lungo al proprio caso durante i giorni passati in cella e di averne ricavato una posizione precisa: «non possono vincere».
Kim Dotcom si dice infatti certo della bontà del proprio operato: il team Megaupload cancellava infatti i link verso il materiale pirata (pur tuttavia senza cancellare dai server il materiale stesso) e sbandierava una proattività formale nella lotta contro la pirateria. I fatti recitano però una situazione differente: l’uomo era infatti milionario grazie ad una attività dichiaratamente pirata, che la legge è però riuscita a fermare soltanto appellandosi ad un aspetto particolare: non tanto la pirateria in sé (la cui responsabilità viene scaricata sugli utenti), quanto piuttosto l’incoraggiamento all’upload pirata.
Kim Dotcom si sente ora al centro di una questione più politica che non legale. Secondo l’imputato le autorità neozelandesi avrebbero voluto fare un vero e proprio show per brillare agli occhi delle autorità USA e per lo stesso motivo ora sarà dibattuta l’estradizione (audizioni preliminari nel corso delle prossime settimane prima di affrontare il processo vero e proprio a partire dal mese di agosto).
«Avreste dovuto esserci, è stato eccitante, era come essere in una zona di guerra. Polizia armata ovunque, due elicotteri…»: Kim Dotcom fa leva sulla spettacolarizzazione dell’arresto e chiude con sarcasmo: entrato in cella con il peso di 146 Kg, ne sta uscendo con un peso da 130 Kg. E di questo, dall’alto del suo metro e novantacinque centimetri, se ne dice lieto.
Anche questo, in perfetto stile “Dotcom”, è uno sprezzante gesto di sfida.
[nggallery id=378 template=inside]