Il Kindle Fire non ha ancora compiuto il proprio debutto sul mercato, ma è già al centro di una diatriba legale. Il primo tablet targato Amazon, atteso per il prossimo 15 novembre, dovrà infatti rispondere alle accuse mosse da Smartphone Technologies LLC, la quale ha già in passato denunciato gruppi come RIM ed Apple, legate ad alcune presunte violazioni di brevetti.
In particolare sarebbero quattro le proprietà intellettuali sfruttate da Amazon senza possederne la dovuta licenza, mentre un quinto brevetto riguarderebbe il lettore di libri digitali Kindle Touch 3G. Una prima tecnologia utilizzata impropriamente dal colosso delle vendite online con il proprio tablet riguarderebbe la possibilità di eseguire operazioni mediante il tapping con un dito su di un’icona sfruttando un display touchscreen, mentre una seconda sarebbe legata alla visualizzazione ed alla gestione di calendari multipli.
Le due suddette funzionalità risultano al giorno d’oggi largamente diffuse sui dispositivi mobile di numerosissimi produttori di smartphone e tablet e, a quanto pare, apparterebbero ad Acacia Research Corporation, gruppo che controlla Smartphone Technologies e già nota nell’ambiente della proprietà intellettuale per un’elevata attività di registrazione di brevetti di vario genere, utilizzati in diverse circostanze per attaccare poi aziende operanti nel mondo dell’elettronica di consumo al fine di strappare accordi economici vantaggiosi per il gruppo.
Accordi che come quello stretto con RIM hanno permesso ad Acacia di ottenere importanti introiti economici: nel caso dell’azienda canadese, ad esempio, la cifra versata ha superato quota 600 milioni di dollari. Apple, invece, ha preferito respingere ogni possibile trattativa, convinta della propria innocenza nonostante le accuse mosse da Acacia. Accuse che sempre più spesso rappresentano l’ago della bilancia nell’economia del mercato tecnologico, con un numero sempre crescente di aziende pronte a scagliare brevetti contro la concorrenza per ottenere una posizione di vantaggio. Non è un caso, del resto, che nelle strategie politiche del presidente statunitense Barack Obama figuri anche un piano di ristrutturazione della procedura di registrazione dei brevetti.
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