Anche i blogger avranno la possibilità di vendere contenuti tramite Kindle. Anche i blog, e non soltanto i libri, potranno comparire nella lista della spesa sul reader di casa Amazon. Le possibilità di guadagno, pertanto, non sono riservate ai quotidiani o ai libri, ma si estendono anche alla nuova dimensione dell’informazione basata sui blog. Il tutto al costo di un semplice abbonamento mensile.
Con questa mossa Kindle potrebbe essersi soprattutto guadagnato un certo rispetto tra i grandi blog tecnologici, quelli in grado di spostare gli acquisti e di incoraggiare gli utenti ad investire nei nuovi gingilli che partorisce l’innovazione. Trattasi infatti di un’idea ricavata da progetti altrui, trasferita sotto marchio Kindle e trasformata in opportunità per monetizzare. Le caratteristiche specifiche dell’offerta, però, lasciano preludere ad un numero estremamente basso di blog autenticamente pronti a ricavare grandi opportunità, mentre la massa sarà presumibilmente presente soltanto per far numero a meno di blog estemporanei o riferimenti organizzati su eventi specifici.
2 dollari, al massimo, al mese: è questo il prezzo stabilito da Kindle per poter scaricare i contenuti immessi sui blog partner. All’autore dei blog andranno 60 centesimi dei 2 dollari pagati ogni mese, il che rappresenta un guadagno estremamente ridotto ma comunque una opportunità interessante nel caso in cui possano essere in molti gli iscritti. La valutazione è presto fatta: 10000 abbonati significano 72000 dollari annui, non certo cifre insignificanti. Ma quanti blog potrebbero mai arrivare a 10000 iscritti? Difficoltà numero uno: il numero dei Kindle in circolazione, ancora estremamente basso; difficoltà numero due: pagare per un contenuto disponibile a titolo gratuito significa avere stretta necessità di accesso attraverso Kindle per un qualcosa che un normale pacchetto dati permetterebbe tramite 3G attraverso un qualsiasi telefonino di nuova generazione; difficoltà numero tre: i blog in grado di godere di audience ed affezione tale da meritare molti abbonati si contano, a livello mondiale, sulle punte delle dita di una mano.
Una apposita sezione dello store Kindle di Amazon è già dedicata ai blog disponibile. L’elenco comprende già tutta una serie di grandi nomi quali Vanity Fair, Boing Boing, TechCrunch, Slashdot, ArsTechnica, O’Reilly Radar ed altri ancora.
L’email inviata ai primi blog invitati spiega che è sufficiente chiedere di partecipare al programma tramite apposita iscrizione. A questo punto si fissa un prezzo (nella maggior parte dei casi pari a 1.99 dollari) ed entro 12/48 ore il blog è certificato per il servizio.
L’idea è interessante, le cifre sono proporzionate (bacchettata dai più, però, l’insignificante porzione del 30% lasciata agli autori, contro il 70% che Apple lascia agli sviluppatori del proprio marketplace), ma le risultanze effettive sono giocoforza minime (in Italia, se anche Kindle fosse disponibile e diffuso, probabilmente non ci sarebbe comunque alcuna “blogstar” in grado di ricavare una cifra significativa da una offerta simile). Con l’iniziativa “Kindle Publishing for blogs“, però, Kindle cattura l’interesse dei maggiori blog della sfera tecnologica e ciò potrebbe moltiplicare il buzz attorno ad uno strumento che ha immediata ed assoluta sete di informazione attorno al proprio concept rivoluzionario. Il condizionale è però d’obbligo. L’offerta potrebbe cadere facilmente in un nulla di fatto, in una serie di sottoscrizioni che cadono nel nulla ed in un’idea troppo utopistica per poter restituire risultati che parlano il linguaggio della moneta.
Lo sforzo Amazon è comunque meritevole: se Kindle dovrà diventare l’iPod dei contenuti testuali (questa l’ambizione esplicitamente dichiarata), allora dovranno essere tanti e qualitativi i contenuti ospitati. Ed a guadagnarci dovranno essere in tanti, creando un ecosistema intero attorno al centro gravitazionale di Kindle.