Quella qui a fianco è una delle fotografie più celebri della storia, scattata nel 1985 da Steve McCurry ad un’impaurita bambina afgana e impressa su Kodachrome, prima di essere consegnata ai posteri grazie alla copertina del magazine National Geographic.
Non si tratta che di un esempio delle numerose immagini che la pellicola prodotta da Kodak ha permesso di scattare, fin da quando nel lontano 1935 venne messa in commercio per diventare in poco tempo il supporto a colori più utilizzato.
Le cose sono però oggi cambiate e la sempre maggiore diffusione di dispositivi digitali, impiegati anche da fotografi professionisti, ha ridotto inesorabilmente le vendite di Kodachrome, fino a portare gli introiti derivanti dalla distribuzione della pellicola a solamente l’1% degli incassi totali registrati nell’ultimo periodo dall’azienda newyorkese.
Per un settore in forte espansione ce n’è un altro in caduta libera, una legge di mercato spietata, ma che anche in questo caso trova applicazione concreta nella realtà.
Si chiude così un’epoca, durata 74 anni, con il congedo al prodotto da parte dei vertici societari:
Attualmente, informa Kodak, c’è un unico laboratorio di photofinishing al mondo, DwaynÈs Photo a Parsons, nel Kansas, che sviluppa la pellicola Kodachrome, a causa della difficoltà di questo processo.
La carenza di laboratori di sviluppo disponibili, così come le caratteristiche delle nuove pellicole Kodak lanciate negli ultimi anni, ha accelerato il declino della domanda della pellicola Kodachrome.
Un pezzo di storia se ne va, ma il riflesso delle immagini che Kodachrome ha saputo donare al mondo resterà per sempre impresso nella memoria collettiva, proprio come gli occhi verdi di una piccola bambina afgana.