C’è molta spazzatura spaziale nell’orbita terrestre: molti detriti sono piuttosto piccoli, altri hanno dimensioni più grandi. Di questa seconda categoria fa parte Kosmos 482, la sonda spaziale russa lanciata il 31 marzo 1972. Era destinata a raggiungere Venere, ma quando ha provato a lasciare l’orbita terrestre purtroppo si è spezzata e non è mai uscita da essa.
Alcune delle sue parti sono precipitate sulla Terra un mese dopo il lancio, ma il modulo principale è rimasto in orbita fino a oggi. Ci si aspettava che cadesse tra il 2023 e il 2025, ma è possibile che lo vedremo piombare sul nostro Pianeta già quest’anno o tutt’al più il prossimo. Vale la pena notare che il pezzo si trova su un’orbita ellittica, con un perigeo di soli 210 chilometri ed un apogeo di 2.400 chilometri, che percorre ad altissima velocità (e si prevede che la sua discesa acceleri via via che la forza di gravità della Terra la rafforza).
La caduta di Kosmos 482 è piuttosto pericolosa: dato che la sonda è stata costruita per resistere a un atterraggio su Venere a temperature infinitamente alte, si prevede che tornerà sulla Terra in un unico pezzo, senza disintegrarsi nell’atmosfera. Tuttavia gli esperti rassicurano che non c’è bisogno di essere preoccupati: solitamente i detriti spaziali – come il satellite cinese Tiangong-1, precipitato l’anno scorso – finiscono nell’oceano, dal momento che le acque costituiscono la maggior parte della superficie del nostro Pianeta. Non c’è però modo di prevedere il punto di atterraggio di un satellite, come dimostrato da Skylab, che si è schiantato in Australia nel 1973. A oggi, fanno notare gli scienziati, non ci sono morti confermate a causa della caduta di detriti spaziali.