Circa l’1% del World Wide Web sarebbe «sexually explicit», ovvero in qualche modo ricollegato a materiali ed attività pornografiche. L’annuncio arriva dalla CNN, ove in uno speciale si sottolinea il fatto che una ricerca commissionata dal Governo USA andrà a costituire importante allegato della COPA (Child Online Protection Act) nel momento in cui sarà rivista dopo il blocco della Corte Suprema nel 2004.
I dati sono emersi a seguito di una indagine relativa agli indici conservati dai motori di ricerca di Google e Microsoft. Il dibattito si è esteso fino ad oggi senza giungere ad una conclusione e nel frattempo Google ha anche dovuto temporaneamente rifiutare le indagini del Governo sul proprio archivio adducendo la necessità di tutelare gelosamente i propri segreti industriali (Google ha dovuto in seguito fornire almeno un estratto del proprio indice: 50.000 siti contro 1 milione fornito da MSN). La ricerca ha evidenziato come gran parte delle ricerche sul web restituisca risultati potenzialmente pericolosi per un’utenza giovane e, parallelamente, ha bocciato i risultati dei filtri posti in essere fino ad oggi.
La COPA, contestata fin dagli esordi per il proprio discutibile ruolo di censura nei confronti dei contenuti del web, dopo anni di dibattito è ancora al centro delle analisi degli esperti e gli ultimi dati non fanno altro che evidenziare l’inefficacia degli strumenti di filtro elaborati nel contempo per l’applicazione della normativa.