«Personalmente non ho ricevuto alcuna comunicazione “ufficiale” della richiesta di risarcimento di danni. Nè mi risulta che il team di TPB l’abbia ricevuta». Risponde così Francesco Paolo Micozzi, colui il quale assieme a Giovanni Battista Gallus rappresenta in Italia la difesa legale del responsabile TPB Peter Sunde, alle richieste milionarie formalizzate dalla FIMI nella giornata di ieri mediante un comunicato ufficiale: «Non so in che forma viene fatta… so solo che ci son parole su un sito web della FIMI. La cosa che dispiace è leggere un annuncio veramente troppo di parte».
Il comunicato FIMI avrebbe una forte componente allusiva assieme alle informazioni legali riportate. Per questo motivo Francesco Paolo Micozzi preferisce anzitutto puntualizzare quali siano le inesattezze del comunicato, senza fornire indicazioni ulteriore. La parte accusata, infatti, non avrebbe ancora ricevuto alcun incartamento ed ogni giudizio può al momento basarsi esclusivamente su quelle che sono le comunicazioni ufficiali provenienti dal sito Web della Federazione Industria Musicale Italiana.
Prima inesattezza: «Il provvedimento della procura, pienamente confermato dal Giudice per le Indagini Preliminari, è stato parzialmente revocato dal Tribunale del Riesame». Secondo Micozzi, invece, «Questa è una ricercata inesattezza. NON ESISTE LA REVOCA PARZIALE! Il provvedimento è stato ANNULLATO. L’alternativa è sequestro si/sequestro no. Non ci sono sfumature».
Seconda inesattezza: «pur confermando in modo netto e deciso l’illiceità della condotta dei gestori di Pirate Bay». Secondo il legale italiano di Sunde «Il Tribunale del riesame non entra, se non nella minima parte richiesta dalla valutazione del fumus boni iuris, nel merito della vicenda TPB. Nè potrebbe farlo, altrimenti si sostituirebbe al Giudice di primo grado. Questo, ovviamente, non è possibile. Il Tribunale del riesame doveva unicamente rispondere sulla liceità o meno del sequestro. Ciò che ha deciso il Tribunale del riesame è sotto gli occhi di tutti. Per quanto riguarda la responsabilità… ci sarà (forse) un Giudice, forse una Corte d’Appello… e forse una Corte di Cassazione… c’è tempo…».
Terza inesattezza: «[…] ha disposto la revoca del blocco IP e DNS per vizio di forma». Micozzi spiega piuttosto che «È stato ideato e creato un nuovo tipo di misura cautelare reale… un GIP che si sostituisce al Legislatore non mi pare che sia un semplice “vizio di forma”. Immagino che nemmeno i rappresentanti di FIMI vorrebbero vivere in un’Italia senza garanzie processuali!».
Il legale chiede pertanto tra le righe che sia la magistratura a decidere e che non si faccia un processo pubblico mediante comunicazioni ufficiali: «chi pretende di essere persona offesa non può non proclamare l’illegittimità di un fatto. Li comprendo. Ma è la Magistratura a dover decidere… aspettiamo!». Per la Baia, intanto, si apre anche il fronte olandese: una corte ha ordinato il blocco della navigazione sul sito TPB con 30.000 euro di penale per ogni singolo giorno in cui i gestori non allineeranno il sito alle indicazioni fornite dalla magistratura.